Sul mensile Bolina di maggio troverete il racconto della storia della Rimini-Corfù-Rimini, che non è stata solo una manifestazione sportiva, ma una straordinaria occasione per promuovere la cultura del mare a Rimini e più in generale in Italia. Di seguito anticipo la prima parte.
Infine voglio ricordare che quest'anno, grazie all'entusiasmo di tanti soci del Circolo Velico Riminese, la regata ripartirà il 5 luglio 2015 (troverete tutte le informazioni anche sulla pagina Facebook) e quindi si scriverà un nuovo capitolo di questa grande avventura. Buon vento!
Infine voglio ricordare che quest'anno, grazie all'entusiasmo di tanti soci del Circolo Velico Riminese, la regata ripartirà il 5 luglio 2015 (troverete tutte le informazioni anche sulla pagina Facebook) e quindi si scriverà un nuovo capitolo di questa grande avventura. Buon vento!
Che cosa è una regata? Se ci si limita al vocabolario, è una “gara di velocità tra imbarcazioni”. Ma può essere anche tanto altro e innumerevoli casi lo dimostrano. Fin troppo semplice è citare l'America's Cup e la Volvo Ocean Race che sono diventati eventi commerciali planetari, meno scontato è ricordare che la Giraglia o il Fastnet hanno fatto conoscere al grande pubblico scogli remoti, che la Golden Globe Race divenne una favola che aveva come protagonista Bernard Moitessier o che la Vende Globe e la Mini Transat rimangono innanzitutto avventure marinaresche. Ma una regata può anche diventare l'occasione per promuovere la cultura del mare in città dove non è così diffusa. Rimanendo in Italia, emblematico è il caso della Barcolana e, molto più in piccolo come dimensione e durata nel tempo ma altrettanto importante, è quello della Rimini-Corfù-Rimini.
Va infatti precisato che benché Rimini sia da oltre un secolo una delle capitali balneari europee, storicamente il suo punto di forza è il connubio spiaggia e sole, non certo mare e vento. Anzi del mare molti riminesi quasi si vergognano, perché le acque sono spesso torbide, malgrado questo non sia indice di inquinamento. Una vergogna amplificata dalle vicende dell'eutrofizzazione e delle mucillagini, che raggiunsero l'apice negli anni Ottanta del Novecento, quando si avviò la felice esperienza della regata d'altura. Probabilmente anche da questa necessità di restituire un'altra immagine del mare le amministrazioni, e la città tutta, in quegli anni abbracciarono e sostennero l'ambiziosa idea del Circolo Velico Riminese che organizzò nel 1984 la prima edizione della Rimini-Corfù-Rimini, “la più lunga regata velica d'Italia” riprendendo le parole della promozione di quegli anni. Comunque sia la manifestazione oltre a richiamare barche ed equipaggi da tutto l'Adriatico, e non solo, è stata anche una straordinaria occasione per trovare imbarco per centinaia di ragazzi che poterono saggiare la loro passione, che scoprirono veramente cos'è il mare, nella sua duplice dimensione di enorme fatica e incredibile emozione. A riprova di ciò bastano i nomi di Simone Bianchetti e Max Sirena, all'epoca neanche ventenni, che battendo rotte diverse si imposero poi su campi di regata internazionali, seppur diversissimi. Tanti altri, pur non facendo della vela un mestiere, hanno però fatto tesoro di quell'esperienza, maturando una cultura del mare che ha un indispensabile bisogno della dimensione materiale.
La prima edizione partì il 27 maggio 1984, con 24 barche impegnate in una rotta di mille miglia. Da Rimini bisognava discendere tutto il “bizzarro” Adriatico, attraversare il Canale d'Otranto, doppiare l'isolotto di Peristerai, posto a pochi chilometri dalla costa nordorientale dell'isola di Corfù, per ritornare a Rimini. Va ricordato che allora esisteva ancora la Jugoslavia e l'Albania era sotto la ferrea dittatura di Hoxha. Un contesto quindi non solo tecnologico, ma anche geopolitico completamente diverso da oggi.
Va infatti precisato che benché Rimini sia da oltre un secolo una delle capitali balneari europee, storicamente il suo punto di forza è il connubio spiaggia e sole, non certo mare e vento. Anzi del mare molti riminesi quasi si vergognano, perché le acque sono spesso torbide, malgrado questo non sia indice di inquinamento. Una vergogna amplificata dalle vicende dell'eutrofizzazione e delle mucillagini, che raggiunsero l'apice negli anni Ottanta del Novecento, quando si avviò la felice esperienza della regata d'altura. Probabilmente anche da questa necessità di restituire un'altra immagine del mare le amministrazioni, e la città tutta, in quegli anni abbracciarono e sostennero l'ambiziosa idea del Circolo Velico Riminese che organizzò nel 1984 la prima edizione della Rimini-Corfù-Rimini, “la più lunga regata velica d'Italia” riprendendo le parole della promozione di quegli anni. Comunque sia la manifestazione oltre a richiamare barche ed equipaggi da tutto l'Adriatico, e non solo, è stata anche una straordinaria occasione per trovare imbarco per centinaia di ragazzi che poterono saggiare la loro passione, che scoprirono veramente cos'è il mare, nella sua duplice dimensione di enorme fatica e incredibile emozione. A riprova di ciò bastano i nomi di Simone Bianchetti e Max Sirena, all'epoca neanche ventenni, che battendo rotte diverse si imposero poi su campi di regata internazionali, seppur diversissimi. Tanti altri, pur non facendo della vela un mestiere, hanno però fatto tesoro di quell'esperienza, maturando una cultura del mare che ha un indispensabile bisogno della dimensione materiale.
La prima edizione partì il 27 maggio 1984, con 24 barche impegnate in una rotta di mille miglia. Da Rimini bisognava discendere tutto il “bizzarro” Adriatico, attraversare il Canale d'Otranto, doppiare l'isolotto di Peristerai, posto a pochi chilometri dalla costa nordorientale dell'isola di Corfù, per ritornare a Rimini. Va ricordato che allora esisteva ancora la Jugoslavia e l'Albania era sotto la ferrea dittatura di Hoxha. Un contesto quindi non solo tecnologico, ma anche geopolitico completamente diverso da oggi.
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Continua sulle pagine di carta o elettroniche di Bolina di Maggio 2015.
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