Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

mercoledì 26 agosto 2015

Storie di mosconi e pattini

Di seguito pubblico una parte dell'articolo uscito lunedì scorso, 24 agosto 2015, sul Corriere Romagna, dedicato al moscone o pattino, che dir si voglia.

In Romagna, quando ancora c'erano i bagnanti e non gli spiaggianti, come negli ultimi decenni, in riva c'erano migliaia di mosconi! Quando ancora l'acqua e non la sabbia era la principale attrattiva, in mare c'erano migliaia di mosconi!
Perché il moscone oltre che una sana remata, offre la possibilità di andare a pescare, di trovare intimità, pace, silenzio e soprattutto acque limpide e profonde.  Il moscone è la barca ideale per imparare le principali arti marinaresche: remo, tuffo e nuoto. Qui che non ci sono isole e nemmeno scogli, il moscone è l'unica riva circondata dall'acqua, quella da cui staccarsi non camminando ma nuotando, quella in cui l'incontro con il mare è completo, avvolgente, profondo.
Il moscone è stato per un secolo non solo una semplice e bellissima barchetta balneare, ma una vera e propria icona. Nella prima metà del Novecento era un “mito d'oggi”, parafrasando Roland Barthes. Poi malauguratamente vennero i pedalò (anche se a dire il vero anche la storia di questo natante è molto antica!) e purtroppo negli ultimi anni, complice anche una assurda normativa che vieta l'ormeggio e il rimessaggio, entrambi sono quasi scomparsi. Come è quasi estinta la figura del mosconaio, che insieme al salvataggio e al bagnino, componeva la triade di combattenti balneari o più prosaicamente dei vitelloni.
Ma siamo fiduciosi che il moscone, come tutti i miti, non sia scomparso definitivamente, si è nascosto ai più. Solo pochi adepti ne mantengono viva la forma, la pratica, l'amore, addirittura la devozione. Perché questo rito non rimanga appannaggio di pochi, vediamo di raccontarne brevemente la storia, anche perché questo piccolo catamarano a remi è, al pari della bicicletta con cui condivide l'origine ottocentesca e la fortuna novecentesca, un mezzo ecologico e divertente, che permette una libertà marinaresca alla portata di tutti.
Innanzitutto va chiarita la diatriba linguistica italiana, che potrebbe sottenderne anche la paternità. Moscone o pattino? E' bene precisare che sono sinonimi e hanno una precisa geografia. Infatti al pari di brodetto e caciucco, entrambe zuppe di pesce, moscone è tipicamente adriatica, mentre pattino è ligure-tirrenica. Nei vocabolari, fino a prova contraria, la parola più antica è pattino, che appare per la prima volta nel 1891. E' Policarpo Petrocchi che la inserisce nel suo "Novo dizionario universale della lingua italiana", dove si legge: "PATTINO, s.m. T. mar. Due travi con un panchettino sopra che serve per andarci come in barchetta (P.)".
...

SE AVETE FOTOGRAFIE, CARTOLINE, NOTIZIE INVIATELE A maregratis@gmail.com

mercoledì 19 agosto 2015

Venerdì di magro



Italia, paese di santi, poeti e soprattutto pescatori

Se in tanti dubitano che gli italiani siano stati, almeno nel Novecento, un popolo di navigatori, nessuno può negare che siamo invece dei pescatori. E lo siamo ancora, considerando che si contano 30.000 pescatori professionali a cui si aggiungono un milione di sportivi in mare e molti di più nelle acque interne. Del resto non potrebbe essere altrimenti per una penisola immersa nel Mediterraneo. La pesca è sempre stata e continua ad essere un’attività fondamentale, sia in termini economici che culturali. Malgrado le tumultuose trasformazioni socio-economiche dell’ultimo mezzo secolo e le altrettanto significative criticità ambientali, in Italia i pescherecci sono 13.000 e sbarcano ogni anno 200.000 tonnellate di pesci, molluschi e crostacei. Tutti di prima qualità! E', e sarà sempre di più, proprio la qualità, in termini di freschezza e valore nutrizionale, l’aspetto fondamentale della produzione. I pesci mediterranei sono piccoli (per inciso molti non crescono di più), se paragonati a quelli oceanici, ma ottimi per caratteristiche organolettiche e soprattutto perché spesso si possono consumare in giornata, grazie a una capillare distribuzione della flotta lungo gli ottomila chilometri di costa e un'altrettanto diffusa rete di piccole pescherie, che sono i veri presidi della tipicità ittica italiana. L’eccellenza del prodotto trova poi nella fantasia gastronomica locale mille variabili, tutte ricchissime di sapori e di storie.
...

Fishing has always been and continues to be a fundamental activity in both economic and cultural terms. The excellence of the fish find also a thousand variables, all rich in flavor and stories, in the fantasy of the local gastronomy. In Italy each fishing village has its typicality, his dish able to tell a story of the sea. Stories whose protagonist is a fish and inevitably an environment that must be protected.

L'articolo completo è stato pubblicato su Puglia e Mare di marzo 2015, scaricabile gratuitamente.

martedì 11 agosto 2015

Venerdì di magro

Un pesce per l'EXPO: suro

E’ il più povero dei carangidi, la grande famiglia di pesci pelagici predatori, che comprende ricciole e lecce. Ma non per questo è meno buono. Più piccolo di taglia, lo si trova infatti in pescheria dai 150 ai 500 grammi, e quindi è un po’ più difficile da preparare. La pulizia si complica anche perché ha anche una lunga fila di robuste squame che vanno dalla testa alla coda, e richiede quindi di essere spellato. Un’operazione non facile, che però permette di avere quattro filetti di carne di grande sapore, a pochissima spesa. Deciderete poi voi se farli arrosto, lessi, in umido o crudi. 

I suri li pescano principalmente le volanti insieme al pesce azzurro, anche se quelli presi con l’amo sono decisamente molto più buoni, perché le carni rimangono più toste. Le volanti sono due barche che trainano un’unica rete, distaccata dal fondo. E’ una tecnica introdotta in Mediterraneo negli anni Sessanta del Novecento, che ha in alcune zone ha soppiantato la pesca con la lampara e le reti d’imbrocco. Si tratta di una evoluzione della pesca alle arringhe fatta nei mari del nord, possibile grazie alle evoluzioni recenti, quali potenze dei motori, fibre sintetiche ed ecoscandagli. Quest’ultimo strumento permette infatti di individuare i banchi e di conseguenza fare delle cale mirate, di 30-40 minuti. Dopo la folle esplosione degli anni Settanta-Ottanta, in cui si pescavano migliaia di tonnellate all’anno per fare farine di pesce, oggi anche questa attività si è molto ridimensionata e in Italia operano circa 140 barche, quasi tutte in Adriatico centro-settentrionale. Pescano acciughe, sarde, spratti, cefali e tante altre specie che non vivono sul fondo, tra cui i nostri buonissimi ed economici, suri, che chiedono solo un po’ di tempo e di abilità per essere preparati. 

Sul blog de La Stampa, troverete tanti altri pesci!