Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

giovedì 28 maggio 2015

Notizie

Sabato 30 maggio 2015 - ore 19,00
Teatro Rosaspina - Montescudo (RN)

Prova aperta di: “Le parole del mare”
Il racconto degli effetti devastanti dell’inquinamento da plastica nel mare, ma è anche un grido, una domanda. Il mare ci interroga,e attende una risposta.
"Le parole del mare" - Spettacolo/Performance a cura di Reparto Prototipi.

Tratto da “Come è profondo il mare” di Nicolò Carnimeo. Edizioni Chiarelettere.
Con Aldo Saporetti, Orietta Villa e Simona Matteini. Regia ed ideazione Paola Doghieri.

Di seguito trovate la mia recensione al libro, pubblicata sul Corriere Romagna di lunedì 25 maggio 2015

“Così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare”, ammoniva cantando Lucio Dalla nel 1977. Un allarme che ha probabilmente solo una pecca, perché sarebbe più giusto usare la prima persona plurale, cioè stiamo inquinando il mare. E lo facciamo purtroppo in mille modi diversi, come ci ricorda in un documentato reportage Nicolò Carnimeo, prendendo a prestito proprio il titolo della canzone di Dalla “Come è profondo il mare” (2014, Chiarelettere; pp. 172, € 13,60). Se i titoli di copertina appaiono un po' troppo allarmistici, “Dal nostro inviato nella più grande discarica del Pianeta” e “La plastica, il mercurio, il tritolo e il pesce che mangiamo”, il contenuto è invece documentato e insieme appassionato. Il libro partendo dall'eclatante caso dell'isola di plastica che da anni, aumentando di volume, va alla deriva nell'Oceano Pacifico, ci informa sugli stessi problemi che affliggono il Mediterraneo. Paradossalmente sono proprio le spiagge più selvagge quelle più inquinate dalle plastiche. “Tra le coste del Mediterraneo, il paesaggio dell'Africa del Nord è quello più sfigurato, perché spesso non esiste gestione dei rifiuti e fiumi di plastica finiscono sulle spiagge e lungo il litorale”, scrive Carnimeo che a bordo di Halifax ha seguito un gruppo di oceanografi impegnati in un monitoraggio mirato a stimare l'inquinamento da microplastiche. Queste sono oggi probabilmente le più pericolose anche per la salute dell'uomo e sono al centro di numerose ricerche. Si tratta di frammenti di piccolissima dimensione che possono più facilmente entrare nelle catene alimentari, veicolando anche altri inquinanti. Nella seconda parte del reportage Carnimeo indaga su altri due temibili intrusi: mercurio e tritolo. Il racconto della “febbre da mercurio”  parte dal tragico episodio dello spiaggiamento di sette capodogli avvenuto nel dicembre 2009 sul Gargano, perché una delle concause della morte “è stata l'alta concentrazione di mercurio metilico”. E purtroppo anche quella del tritolo è una storia adriatica, che s'avvia a Bari nel 1943 e prosegue negli anni successivi quando il mare diventa una discarica di ordigni tossici.
Quello di Carnimeo è quindi un libro necessario, per tutti quelli che amano il mare e ogni giorno si battono per difenderlo e per viverlo. Certi che i problemi sono tanti e complessi, ma l'orizzonte è grande e capace di rinnovarsi, con il nostro aiuto quotidiano fatto di consumi moderati e consapevoli, di politiche attente e sostenibili. E' innanzitutto l'Adriatico a chiedercelo!