Trieste- MARESTATE 2012
RESPIRO ADRIATICO: un mare intimo e selvaggio
incontro con Fabio Fiori
Venerdì 31 agosto 2012, ore 21
Museo del Mare di Trieste
via Campo Marzio, 5
RESPIRO ADRIATICO: un mare intimo e selvaggio
incontro con Fabio Fiori
Venerdì 31 agosto 2012, ore 21
Museo del Mare di Trieste
via Campo Marzio, 5
Respiro adriatico, quello del mare, quello di chi vive lungo le rive. Il nostro
respiro quotidiano. Nostro e non mio, aggettivo inutile in mare,
qualche volta pericoloso. Perché, fin dal primo imbarco su
scafi piccoli o grandi, su vele adriatiche o navi oceaniche, si
scopre che il rapporto con il mare non è, e non sarà
mai, individuale. Quindi anche il più personale dei racconti
sul mare si intitolerà sempre “Il nostro mare”. Nostro
perché il mare non lo scopriamo mai da soli, non lo vediamo,
ascoltiamo, annusiamo, gustiamo, tocchiamo individualmente. Lo
sentiamo anche con occhi, orecchie, naso, bocca e mani degli altri,
di chi ci ha preceduto. L'esperienza del mare è insieme
scoperta e riscoperta, come ci ha insegnato Predrag Matvejević,
l'Omero balcanico che come noi ha visto l'Adriatico prima di ogni
altro mare. Mare dell'intimità lo ha definito, un'insenatura
di quel Mediterraneo che è da sempre mare della vicinanza.
Adriatico selvaggio era per Gabriele D'Annunzio e Umberto Saba.
L'Adriatico è di certo un mare
difficile, da navigare come ben sanno i marinai dalla notte dei
tempi, da apprezzare, almeno lungo la costa occidentale. Questa era
un tempo una riva importuosa, pericolosissima con i venti di Bora.
Questa è oggi una lunga riva urbana, che sconta le difficoltà
di uno sviluppo tumultuoso, di una novecentesca frana di uomini,
speranze e sacrifici, ma anche di speculatori, egoismi e sacrifici,
altrui. Questo Adriatico è comunque il nostro mare quotidiano
e forse proprio perché difficile, ancora più
affascinate. E' di certo uno degli splendidi mediterranei che
circonda l'Italia, capaci di offrirci ogni giorno i piaceri di una
lunga passeggiata in riva, di una nuotata primaverile o estiva, di
una remata o di una veleggiata in ogni stagione. Il nostro mare
quotidiano è fonte di ricchezza economica da millenni e deve
ritornare ad essere opportunità di benessere, da non
confondersi con ben-avere. L'Adriatico è un bene comune e solo
se pensato, gestito e vissuto come tale può continuare ad
arricchire, nell'accezione più ampia, le genti che popolano le
rive. Un mare che riassume in sé tutti i problemi del
Mediterraneo diceva Fernand Braudel, e tutte le opportunità
possiamo tranquillamente aggiungere noi. Occasione di incontro
occasionale, nei giorni di una vacanza, o di convivenza duratura,
negli anni di una vita. L'adriaticità, l'appartenenza
adriatica, oggi più che mai, non è un dato anagrafico,
non serve la carta d'identità per certificarla, ma il
quotidiano lavoro, la fatica e le gioie che insieme trasformano uno
spazio in un luogo.
Solo nella piena consapevolezza della
molteplicità adriatica, geografica, storica e culturale, sarà
più facile, e forse anche piacevole, vivere e lavorare lungo
le rive, insieme urbane, come hanno scelto i padri, e selvagge, come
sempre riesce ad esserlo il mare.