Sarebbe più giusto titolare questo post "Il nostro fiume quotidiano", perché è di un grande fiume che stiamo parlando: il Po.
Come forse qualcuno avrà già letto domenica scorsa sulle pagine di La Repubblica, ho accompagnato, nel tratto centrale, Paolo Rumiz, Alessandro Scillitani e Valentina Scaglia nel loro avventuroso viaggio fluviale. Il diario di quella discesa, anche metaforica attraverso la più importante vena acquea italiana, è pubblicato ogni giorno su La Repubblica. Con grande maestria narrativa Paolo Rumiz racconta settecento (per due) chilometri di
riviera, "la più selvaggia, la più solitaria, la
più libera della Penisola", vista per una volta dall'acqua.
Un reportage che è anche un disperato grido di dolore per un'Italia che "ha abdicato alle sue acque, non le frequenta, non le naviga, non le conosce più, le fa degradare e se le lascia portar via". Dolci, salmastre o salate, le acque sono un bene comune di cui ci dobbiamo riappropriare, innanzitutto frequentandole quotidianamente. Vanno presidiate, riscoprendo antichi piaceri. Camminate e pedalate lungo le rive, nuotate, remate e veleggiate nelle acque che bagnano il nostro Paese. Sarà il miglior modo per rivendicare beni comuni inalienabili.
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