Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

mercoledì 26 gennaio 2011

Il nostro mare quotidiano

Quale miglior occasione di una bella giornata di sole invernale, una di quelle che seguono le burrasche, per sentire l'odore del mare. Il Maestrale, la Tramontana o il Grecale, a seconda delle coste e delle diverse situazioni meteorologiche. Comunque gelide arie settentrionali che lucidano il cielo e alzano le onde. Venti che sulle nostre spiagge portano con forza l'odore del mare, e che, a ben sentire, riescono a portarlo anche nelle strade e nelle piazze delle nostre città, regalandoci inaspettatamente un intenso piacere olfattivo, magari in una frenetica giornata lavorativa.
Chi ha conosciuto il mare da bambino, e se ne è per sempre innamorato, ha una sua mappa olfattiva. Una carta in cui linee e punti sono sostituiti da odori e aromi, di acque e sabbie, di pesci e pini, di barche e vele. Odori capaci di resistere alle temperie degli anni, alle trasformazioni dei luoghi. Li andiamo cercando nelle nostre passeggiate in riva al mare o lungo le banchine portuali, ritrovando ogni volta odori antichi, magari dimenticati, e scoprendone di nuovi altrettanto suggestivi. Dovremmo batterci non solo per rivendicare il libero accesso al mare, ma per mantenere il lavoro nel cuore delle nostre città, per poter respirare quegli odori che lo caratterizzano. Consapevoli del fatto che l'unicità dei luoghi ha anche una sua dimensione olfattiva. Odori di reti e cime, di vele e fasciami, di ancore e cavi, di genti che lavorano, che sudano, che rinnovano ogni giorno antichissimi mestieri o consuetudini. Uomini che aggiornano i significati e gli odori appunto, di una appartenenza mediterranea, fatta di incontri e impegno, di fatiche e gioie condivise lungo le rive, a prescindere dal luogo di nascita, a partire da quello del vivere.

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