"Tutte le tempestose passioni dell'umanità, ... sono trascorse come immagini riflesse in uno specchio, senza lasciare traccia sul misterioso volto del mare”
Joseph Conrad
“C'è un rapporto molto particolare fra gli uomini e i cetacei. L'essere umano prova infatti verso delfini e balene una vasta gamma di sentimenti”, spesso antitetici. Da questa prima considerazione prende le mosse il nuovo lavoro di Marco Affronte, “Jack il delfino e altre storie di mare”, appena pubblicato (De Vecchi-Giunti, Firenze; pp 256,
€ 11,90).
Senza remore, e mai parola sembra essere più calzante, diciamo subito che una certa distanza di vedute ci separa dall'autore. Diverso è il modo di guardare a questi animali, come, più in generale, differente è la concezione del rapporto uomo-natura e soprattutto
in passato differente era il giudizio sui delfinari, da qualche anno al centro
di un acceso dibattito, popolare e
scientifico. Diciamo subito quindi che ci sembra eccessiva l'enfasi posta sui pericoli connessi con “lo strano, esagerato, inusuale rapporto fra esseri umani e cetacei”. Un rapporto che, volenti
o nolenti, riflette la continua evoluzione culturale dell'uomo, nello specifico
nelle sue relazioni con il mondo animale. Leggendo il libro infatti non si può
non pensare al plurimillenario legame tra uomini e animali: da lavoro, da
macello, da guardia, da compagnia. Quanto difficili o contraddittori, feroci o
amorevoli, saranno state e sono ancora le relazioni con cavalli, asini, buoi,
mucche, maiali, galline, cani, gatti, canarini e mille altre specie, per altro
diverse nelle varie parti del mondo? Ed è forse questa mancata riflessione di
contesto un limite di questo libro.
Ciò non toglie che indubbiamente la ricerca portata avanti da Affronte in questi anni permette di riflettere su alcune evidenti storture nelle relazioni tra uomini e cetacei. Undici storie, da quella vicina nel tempo e nello spazio di Andrea, il tursiope che giocava con bagnati e sub di fronte a Rimini nelle estati del 2008 e 2009, fino ad altre ben più lontane in tutti i sensi. Come la leggenda di Pelorus Jack un grampo che diede spettacolo per diversi anni, agli inizi del Novecento, nelle acque neozelandesi o l'odissea di Free Willy, un'orca che dopo essere stata una star cinematografica venne portata da una parte all'altra del Globo, con un enorme dispendio di mezzi e denari. Le incredibili vicende di quest'orca “da storia della nascita di un simbolo diventa cronaca di un delirio”, che vede l'uomo all'opera prima nell'addestramento del grande cetaceo, poi nel de-addestramento per un idealizzato suo ritorno alla natura.
Sempre adriatica è
la storia di Filippo tursiope che dal 1997 al 2004 è vissuto nel Golfo di
Manfredonia. Una vicenda conclusasi tragicamente con la morte del delfino a
causa di un ordigno artigianale utilizzato illegalmente, in modo
delinquenziale, per la pesca. Ma la storia di Filippo, come quelle recenti di
tanti altri cetacei in ogni angolo della Terra, è esemplificativa anche della
potenza, spesso mortale, dei media, che trasformano questi animali in veri e
propri fenomeni da baraccone, con tutte le conseguenze del caso.
Questo di Affronte
è un libro molto anglosassone nell’approccio globale alla problematica ma
capace anche di riflettere la smisurata, encomiabile, passione di un
naturalista che, pur vivendo tutte le difficoltà che da anni attraversa la
ricerca in Italia, continua a lavorare e contestualmente a raccontare al grande
pubblico le straordinarie storie dei cetacei.
L'articolo completo è stato pubblicato lunedì 24 settembre sul Corriere Romagna e può essere letto
http://www.corriereromagna.it/aria-di-mare/2012-09-24/uomini-e-delfini-la-storia-infinita
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