mercoledì 14 luglio 2010
Biblioteca di mare e di costa
“Tutte le tempestose passioni dell'umanità, ... sono trascorse come immagini riflesse in uno specchio, senza lasciare traccia sul misterioso volto del mare.”
Joseph Conrad
La recente gravissima crisi economica, che alcuni non temono di ricondurre a un'ennesima perversa strategia di speculazione finanziaria, ha amplificato esponenzialmente il novero delle questioni riguardanti i beni comuni: l'acqua e l'aria, le terre demaniali e le foreste, l'energia e la comunicazione, la conoscenza e l'educazione, la sanità e la previdenza. A questi si va ad aggiungere il più esteso dei beni comuni italiani: il mare. Va infatti ricordato che limitandosi esclusivamente alle acque territoriali (dodici miglia dalla costa - linea di base-), considerando i circa 7.500 chilometri costieri, il mare italiano si estende per circa 162.000 chilometri quadrati, una superficie simile a tutto il nord Italia e buona parte delle centro.
In questa temperie economica e mediatica, per chi cerca di difendere i beni comuni, proprio a partire dal mare, vengono in aiuto le idee di Bruno Amoroso, raccolte nel libro “Per il bene comune. Dallo stato del benessere alla società del benessere” (Diabasis, Reggio Emilia, pp. 153; € 12,50). Allievo e amico di Federico Caffé, è docente emerito in Economia internazionale all'Università di Roskilde in Danimarca. Dall'esperienza di studio e di vita nei Paesi scandinavi, parte la sua rapida e interessante analisi del welfare e delle politiche economiche degli ultimi cento anni. Un libro comunque agile, forse un po' frammentario almeno per un lettore comune, che ha il pregio di aprire prospettive inusuali, di stimolare la riflessione su concetti che anche a sinistra vengono spesso utilizzati come slogan privi di reale consapevolezza culturale e di conseguenti scelte politiche. Così Amoroso delinea la necessità di dibattere non solo l'uscita da questa feroce economia predatoria che ha preso il nome di globalizzazione, ma anche dalle risposte dei centri finanziari, dei governi e dell'Unione Europea, che non prendono minimamente in considerazioni le idee di decrescita (Serge Latouche) e sobrietà (Francesco Gesualdi). Riprendendo e articolando il pensiero e la prassi di altri economisti Amoroso evidenzia la necessità del superamento del liberismo, dell'abbandono definitivo del consumismo come barbarie culturale, ossia di aggiornare pensieri economici rimasti minoritari, ma al contrario imprescindibili per uscire dalle “lande della crescita e del consumismo”. Senza limitarsi alla “descrizione delle miserie dell'esistente”, ma per reagire a questo stato di fatto l'autore propone anche una breve ma efficace esplorazione delle “ragioni dell'ottimismo e le prospettive possibili”. Queste forze vengono spesso frettolosamente e colpevolmente liquidati come fenomeni di allarmismo e terrorismo, come inutili utopie o incosistenti esperienze. Bruno Amoroso invece le rivaluta, convinto della improrogabile sfida che attende la sinistra, quella di dare spazio alle spinte positive delle comunità, attuando quel passaggio concettuale e operativo riassunto nel sottotitolo del libro: “dallo stato del benessere alla società del benessere”. Grazie a studi di questo tipo, le argomentazioni per rivendicare il mare come bene comune si rafforzano, dando sostanza teorica al nostro slancio affettivo.
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