Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

domenica 8 maggio 2016

Il nostro mare quotidiano



In questi giorni sto rileggendo con grande piacere i libri di Bernard Moitessier, un maestro per me, come per tutti quelli che vanno per mare innanzitutto per ascoltare "l'acqua scivolare lungo lo scafo", per ascoltare la musica del mare. Anche semplicemente nei mari di casa, al di qua delle Colonne d'Ercole. Con Moitessier da ragazzo ho sognato gli oceani, come infiniti spazi d'avventura, poi con gli anni ho capito che anche il nostro mare quotidiano riserva altrettante infinite emozioni. "Uno degli aspetti meravigliosi della vela d'altura è che ti dà il tempo di portare lo sguardo lontano", scrive Moitessier nella sua appassionante autobiografia, "Tamata e l'Alleanza". Oggi posso dire che anche la vela costiera, il velabondaggio mediterraneo, ti permette di guardare lontano, a patto che si sia disposti proprio ad ascoltare la musica del mare e ad aprire tutti i nostri sensi, per cercare solo l'incanto dell'onda e del vento. Di Moitessier tutti ricordano le sue barche più celebri, le due Marie-Therese, Joshua e Tamata, con le quali ha navigato su tutti gli oceani del mondo. Ma altrettanto importanti sono state le fragili piroghe con cui ha veleggiato da bambino che, al pari delle nostre derive, gli hanno permesso d'innamorarsi del mare. "Grandi bordi nel vento del largo in compagnia dei pescatori miei maestri che affrontano i draghi del mare e del cielo a mani nude". Gli stessi draghi abitano il nostro mare quotidiano e noi continuiamo ad affrontarli a mani nude, stringendo con la destra la scotta e con la sinistra il timone.

Ps
Sto rileggendo i libri di Moitessier per preparare un racconto originale sulla sue avventure e sulle sue idee, che hanno influenzato profondamente due generazioni di marinai, di quella particolare risma che lo stesso Moitessier ha definito vagabondi o velabondi, per usare un termine che mi è caro.

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