Venerdì 6 febbraio 2015 alle ore 17, nella sala espositiva del Palazzo dell'Arengo a Rimini (Piazza Cavour) incontrerò i ragazzi dell'Istituto Tecnico "Marco Polo" che hanno lavorato a un progetto fotografico "Onde Road. Il turismo dell'anima", coordinati dall'insegnate e geografo Massimo Bini. Le loro fotografie e le nostre parole ruoteranno intorno a uno sguardo altro sull'Adriatico, il nostro mare quotidiano.
Di seguito pubblico qualche riga del mio libro "Abbecedario Adriatico", e una breve riflessione.
“In un tempo come il nostro, dove sembra irrimediabilmente perso il senso dello spazio, l’Adriatico viene spesso liquidato come un piccolo mare chiuso. Navigatelo a vela, camminate lungo le sue coste, ascoltate i racconti degli uomini e delle onde, ne scoprirete la vastità e il fascino”
Per amare l'Adriatico è necessario saper apprezzare le sfumature dei grigi o gli ancor più variegati riflessi degli ossidi metallici. Perché le sue acque sono battute da due indomiti giganti: il vento e la luce. Ogni giorno mutevoli, sono loro a scegliere anche il colore: argento, rame, cadmio, zinco, alluminio, stagno, oro, platino, bronzo, ottone, peltro e altre cento leghe.
Sono tutti al contempo belli, affascinanti, plurali i mediterranei. Tra questi l'Adriatico, che vanta una infinita molteplicità di forme e colori, di sabbie e rocce, di venti e atmosfere. Qui ci si può rendere conto di come gli stereotipi sul Mediterraneo siano falsi, di come l'immaginario contemporaneo del mare sia limitato secondo un preciso programma, funzionale innanzitutto ai consumi vacanzieri.
Per noi è invece il mare quotidiano, dalle mille sfumature, cromatiche e naturali, linguistiche e culturali. I vorticosi, a volte devastanti, cambiamenti dei paesaggi costieri non hanno mutato la sua specificità geografica, l’essere una profonda insenatura che s’interpone tra due penisole, italiana e balcanica, tra diverse culture, tutte aperte a oriente.
Nessun commento:
Posta un commento