sabato 14 luglio 2012
Insulomania
CAPRI
L'insulomane ha una predilezione particolare per la nesografia, la scienza che si occupa dello studio delle isole, che i greci chiamavano nesos. La nesografia però è scomparsa dai vocabolari.Un piccolo ma emblematico e preoccupante segnale di disattenzione a un patrimonio insulare consumato, spesso cannibalizzato, esclusivamente dal turismo. Nell'Ottocento invece i dizionari precisavano che “Per lo immenso numero delle isole sparse su la superficie delle acque si rende necessario lo studio di questa parte della geografia, il quale ha occupato le menti dei più famosi geologi in indagare la loro origine e formazione”. Le isole italiane storicamente più legate alla Grecia sono quelle campane, sia le isole Circee, settentrionali, che le isole Partenopee, meridionali. Parlando di questa ingolfatura mediterranea, Raffaele La Capria ha scritto: “E' il mare di Odisseo, il mare divino più greco del greco mare. ... Amo le caverne e le grotte che la natura ha scavato in queste rocce”.
Le isole Partenopee a loro volta si dividono in due gruppi, quelle che chiudono il golfo di Napoli a nord, cioè Ischia e Procida, e a sud Capri. Lasciando la parola a un nesografo ottocentesco, Francesco Costantino Marmocchi, scopriamo che “Il sasso di Capri non è prodotto del fuoco, come sono le isolette Partenopee ... è roccia calcarea, cavernosa, spezzata, sconvolta in strani modi pei sollevamenti e le commozioni che soffrì, ma intatta dai vulcani”.
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L'articolo completo è pubblicato sul numero di luglio/agosto 2012 di BOLINA
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