Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

venerdì 4 maggio 2012

Insulomania


FERDINANDEA
“Visto un fuoco in lontananza in mezzo al mare”. Non può che cominciare da questa indimenticabile nota sul diario di bordo del capitano C.H. Swinburne della marina inglese, la narrazione dell'isola di Graham, poi Ferdinandea. L'insulomane la classifica tra le isole effimere, che durano un sol giorno, geologicamente parlando. Data di emersione e di scomparsa, scopritore e originale posizione geografica non sono certe, come si conviene per un “tremendo programma”, che agitò le acque e le vicende siciliane dell'estate e dell'autunno 1831. Alcune fonti riportano che sorse inaspettatamente dal mare il 7 luglio e scomparve, granello a granello, l'8 dicembre. Una vita brevissima, quella di una farfalla di sabbia nera, sbozzolata dalle profondità cristalline del Canale di Sicilia per pochi mesi. Sufficienti comunque a scatenare una vera e propria battaglia di rivendicazione territoriale da parte di Inghilterra, Francia e Regno delle Due Sicilie. La bandiera inglese venne piantata dal capitano Jenhouse che la battezzò isola di Graham, mentre i vicini abitanti siciliani protestarono con il Re, proponendo il nome di isola di Corrao, dal nome di un loro capitano. In settembre arrivò una spedizione francese, con tanto di geologi e pittori al seguito, che issò il vessillo nazionale ribattezzando la piccola terra, isola Julia. L'interesse internazionale spinse infine Ferdinando II ad inviare una sua corvetta comandata da Giovanni Corrao, che portò lo stendardo dei Borboni e rinominò per la quarta volta l'isola, chiamandola Ferdinandea. Di questo grandioso spettacolo naturale, Sciacca fu la platea più vicina e frequentata, uno degli affacci da cui ancora oggi si ammira una delle più struggenti vedute mediterranee. Ma di che isola si trattava? quanto era estesa e alta? quali caratteristiche geografiche aveva? Immagini pittoriche, diari di bordo e relazioni scientifiche, restituirono informazioni puntuali e, insieme, alimentarono leggende popolari. Innanzitutto l'isola fa parte di un vero e proprio arcipelago sottomarino, mappato da oceanografi e geologi e conosciuto fin dall'antichità per pericolosità e pescosità. I portolani parlano di banchi, sporgenze del fondo sottomarino, che possono diventare infide in caso di burrasca anche per navi di medio tonnellaggio. Luoghi invisibili in superficie se non per occhi attenti al mulinare delle correnti, particolarmente bizzose in quei paraggi. Solo i nomi di questi banchi accendono la fantasia del marinaio: Avventura, il più esteso, Graham, fondamenta dell'omonima isola e poi Terribile, Anfitrite, Galatea, Tetide, Nerita, Pantelleria, Talbot, Scherchi, Silvia, Locusta, Medina, a cui si aggiungono lo scoglio Keit e le secche Hecate e Biddlecombe. ... L'articolo completo è pubblicato sul numero di maggio 2012 di BOLINA

3 commenti:

  1. Instancabile Fabio, sempre col vento in poppa!

    RispondiElimina
  2. eh no! faticosamente di bolina ... "in direzione ostinata e contraria" parafrasando una grande voce mediterranea

    RispondiElimina