Chi ha conosciuto il Mediterraneo da bambino, e se ne è per sempre innamorato, ha una sua mappa olfattiva. Una carta in cui linee e punti sono sostituiti da odori e aromi, di acque e sabbie, di pesci e pini, di barche e vele. Odori capaci di resistere alle temperie degli anni, alle trasformazioni dei luoghi.
Per questo mi ha profondamente colpito il titolo del reportage di Maurizio Molinari, pubblicato da La Stampa giovedì scorso, sulla catastrofe ambientale del Golfo del Messico: “L'odore del disastro”.
Ma lo stesso “odore di disastro” l'ho sentito lo stesso giorno, anche in un'altra pagina de La Stampa dedicata alle nuove tendenze crocieristiche. Nell'articolo “Non è una nave per vecchi”, che sintetizza i risultati di un'indagine di mercato di Ca' Foscari Formazione e Ricerca, vengono analizzate le più recenti offerte d'intrattenimento delle enormi navi da crociera. Giganti tecnologici, smisurati Leviatani del XX secolo, assetati proprio di quello stesso petrolio che si è trasformato nell'incubo ecologico del Golfo del Messico. Una marea nera di enormi dimensioni, che potrebbe occupare metà Adriatico, con conseguenze ancor più devastanti.
Ritornando all'odore del disastro culturale riguardante il mare, credo che questo sia grave quanto quello ambientale, non fosse altro perché entrambi strettamente legati al terribile demone chiamato Petrolio. Colui che alimenta le favolose isole naviganti, in cui viene offerto tutto il catalogo consumistico di questi anni: dalla virtualità nelle sue più svariate forme, agli sport di ogni genere, golf incluso. Non è un caso che la parola “mare” non compaia nel lungo articolo, a testimonianza del fatto che ormai la crociera offre di tutto fuorché un qualsiasi rapporto con l'elemento che attraversa. Non ci sono più orizzonti, atmosfere, emozioni legate al mare e all'esperienza della navigazione. Sulla nave tutto ciò che ha valore è legato all'intrattenimento, sostanziando l'idea che del mare rimane solo la funzione difensiva, un aggiornamento in chiave commerciale dell'antico isolamento che questo ambiente ha sempre offerto.
Ecco perché lo stesso “odore del disastro” che si respira in queste settimane sulle spiagge della Louisiana, non ha solo i sentori del petrolio ma anche i dolciastri afrori del più evoluto “crocierismo”, proposto al “giovane, dinamico, viaggiatore e «divoratore» di immagini e destinazioni”.
Nessun commento:
Posta un commento