La Bora oggi avvicina le due sponde adriatiche. Sono giorni in cui noi italici abbiamo un motivo in più per andare in riva al mare. Ci andiamo per gioire di luci e temperie boreali, di profumi di salmastri e di resine. Sono odori di acque pelagiche e di terre istriane, liburniche e dalmate. Perciò siamo grati alla Bura, un vento che fa veleggiare anche d'inverno le nostre fantasie verso isole e città d'oriente.
Approdo così sul molo longo di Rijeka, un'icona capace di resistere e testimoniare un plurilinguismo resiliente, una toponomastica del vivere. Se in questo 2019 è inevitabile ricordare a un secolo di distanza la controversa avventura dannunziana, meno noto ma molto importante è un altro anniversario: 17 marzo 1719, il giorno della proclamazione dei porti franchi di Trieste e Fiume. Porto franco nel significato di luogo di libero scambio, in cui uno stato favorisce con esenzioni doganali e indipendenza normativa l'arrivo e la partenza di merci e di genti.
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ps
L'immagine che accompagna questo post è una cartolina della Posta Magiara di fine Ottocento, quando Fiume era il porto di riferimento dell'Ungheria.