Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

mercoledì 19 dicembre 2018

Libri di mare e di costa

Il vento, forse più di tutti gli altri agenti atmosferici, richiede un'attenzione corporale. Il marinaio il vento lo sente, con tutto il corpo.
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Sentire, “Quel “senti?” è una predisposizione all'ascolto che non si fa solo con le orecchie ma anche con il resto del corpo, e questa attesa è una cosa che ci accomuna a tutti gli altri esseri di questo mondo, siano balene, alberi, topi o cormorani”, scrive Mario Ferraguti che ha appena pubblicato “La ballata del vento. Piccolo ma ostinato inseguimento”, per i tipi di Ediciclo (pp. 96 € 9,50), nella fortunata collana “Piccola filosofia del viaggio”. Si tratta del racconto di una passione per un demone o un dio, maledetto o benedetto, a seconda delle circostanze, sempre invisibile, che si “lascia vedere solo sulle cose; nei rami, sull'acqua, tra i panni, nel fumo, nell'erba, in mezzo alle nuvole” e sulle vele, aggiungiamo noi marinai. Ferraguti non è un uomo di mare, abita a Faviano Superiore, sulle colline di Parma, ma anche per lui “E' il vento che ci spinge ad aprire le braccia, come fossero ali, anche nei sogni”. Il suo è un inseguimento poetico, una favola con personaggi anemofili o anemofobi, che comunque il vento lo sentono. C'è la donna tempesta, quella che ama il vento e quella che lo odia, ci sono uomini che lo venerano o che lo fuggono, c'è Guido che salutava con “una domanda che lasciava in aria una risposta che non c'era mai stata, anche perché tutti la prendevano per una specie di augurio. Qual buon vento?”.
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L'articolo completo è stato pubblicato lunedì 17 dicembre sul Corriere Romagna.