Un estratto dall'ultimo post su La Stampa - Mare
“Le patelle sono animaletti coperti solo d’una scorza … et la sua polpa è molto saporita: si cuoceno sulla graticola, et sottostate nel modo, che si cuoceano, et si sottestano l’ostreche”, cioè prima lessata per poter essere estratta la parte molle, per poi metterla in padella con burro o olio, uno spicchio d’aglio, menta, maiorana, pepe e cannella, facendo cuocere per qualche minuto il tutto e poi servirlo con fette di pane. Così racconta Bartolomeo Scappi nella sua “Arte di cucinare”, pubblicata alla fine del Cinquecento. Se i gusti oggi sono cambiati e le patelle si apprezzano di più magari crude o facendo sughi per la pasta, rimangono comunque abbondanti sugli scogli nella zona mesolitorale, scrivono i biologi, cioè in quella che sta a cavallo tra la bassa e l’alta marea. Bisogna precisare che le patelle sono molluschi gasteropodi, cioè parenti delle chiocciole, e proprio come le chiocciole di terra sono erbivore, brucando le alghe che incrostano gli scogli.
Patelle che sono apprezzate in cucina anche da tanti liguri, come racconta Italo Calvino nel racconto “Pesci piccoli, pesci grandi”, dove uno dei protagonisti ha una vera e propria passione per questi “piatti molluschi che stanno appiccicati allo scoglio, e fanno col loro durissimo guscio quasi un tutt’uno con la pietra. …
Pubblicato sul blog Venerdì di magro, de La Stampa - Mare, dove troverete anche tanti altri brevi racconti di pesci e pescatori.
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