“I
doni della natura” (Vallardi; 2016; pp. 254 €
18,00) si
intitola l’ultimo libro tradotto in italiano di Richard Mabey,
giornalista, scrittore e naturalista inglese di fama internazionale.
Si tratta di specie selvatiche commestibili, che tutti possono
raccogliere gratuitamente e, non a caso, l’edizione inglese si
intitola “Food for free”, il cibo gratuito. Specie vegetali
terresti innanzitutto, ma anche funghi, alghe e molluschi.
Parafrasando Mabey, quando ci si trova davanti agli scaffali di un
moderno supermercato, è facile dimenticare che anche ogni cibo
ittico può essere ancora liberamente pescato, facilmente da tutti,
soprattutto per quanto riguarda i molluschi che si possono
raccogliere nelle basse acque di riva: telline, cannolicchi, vongole,
cuori, patelle, mitili e tanti altri. Molluschi che “dal punto di
vista del raccoglitore, sono più simili a piante che ad animali:
vivono più o meno in un posto, e non li si caccia, ma li si
raccoglie”. Di telline, cannolicchi e mitili, tutti oggetto di
pêche
à pied,
come scrivono e praticano i francesi, abbiamo già raccontato in
precedenti post, così come delle poveracce,
cioè delle vongole lupino, che sono un prodotto tradizionale della
costa adriatica.
Nelle
lagune dell’Adriatico, ma anche in quelle sarde e siciliane, si
pescano invece sempre a piedi le vongole veraci. Nome fuorviante,
perché fa riferimento a due specie, di cui una effettivamente
autoctona, ma ormai molto rara e costosa, che si vende a 15/20 euro
al kg. Un’altra invece è alloctona, cioè è stata introdotta in
Italia alla metà degli anni Ottanta del Novecento, ed è nota anche
con il nome di vongola filippina o, per dirla alla venziana,
caparossolo
filipino.
Una specie che ha trovato condizioni ottimali, tanto da diffondersi
anche naturalmente e abbondantemente in tutti gli ambienti lagunari
mediterranei. La vongola filippina cresce in fretta, raggiungendo i
25 millimetri in meno di due anni, e ha alti rendimenti per metro
quadrato. Ha perciò fatto la ricchezza di tante comunità
pescherecce, a partire da quelle del Polesine e del Veneto.
E’
sempre Richard Mabey a ricordarci che “i molluschi sono una delle
ancore di salvataggio cui gli abitanti della costa si aggrappano per
salvaguardare la propria indipendenza economica”, ieri come oggi,
antichi e nuovi “doni della natura”.Pubblicato oggi sul blog Venerdì di magro, de La Stampa - Mare, dove troverete anche tanti altri brevi racconti di pesci e pescatori.