Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

domenica 15 gennaio 2017

Velabondismo

Vela, vela e ancora vela ... possibilmente in deriva, perché è semplice, solitaria, selvatica, sapida e sentimentale. 

Thaiti, primi anni Novanta del Novecento. Bernard Moitessier, quasi settantenne, il vagabondo dei mari del sud, scrive: “Non esitate a fare le vostre prime esperienze su un Optimist: ne otterrete un immenso profitto”. Questo sarebbe già sufficiente come invito a vivere l'esperienza della vela, fatta nel modo più semplice: con una deriva. Ma è lo stesso Moitessier a rinforzare l'esortazione, dicendo che “Con l'Optimis, i sensi si acuiscono naturalmente. Le sole voci che sentirete saranno mormorate al vostro orecchio dalla carena, la vela, il vento, il mare, i ciottoli”.
Perciò, senza essere tacciati di fare come la volpe con l'uva, possiamo dire che chi ama la semplicità, ama la vela, innanzitutto quella in deriva che è la più istintuale delle vele. A dieci anni s'impara, a venti si regata … a cinquanta semplicemente si continua a navigare o, perché no!, si incomincia a farlo. Se a 50 anni non basta un libro per raccontare esperienze ed emozioni vissute in deriva, possiamo però provare a distillare almeno 5 buoni motivi per continuare ad andarci. La deriva è semplice, solitaria, selvatica, sapida e sentimentale. 5 magiche esse, per altrettanti magici motivi.
La deriva è semplice, non perché sia subito facile navigare, anzi all'inizio è un po' più difficile perché l'equilibrio è instabile.
...

L'articolo completo è pubblicato sul mensile BOLINA di gennaio 2017.