Ci sono isole circolari o ellittiche, lineari o frastagliate. Alcune hanno forme bizzarre, di pesci, farfalle e altri cento animali fantastici. L'isola
di Capraia è una mandorla di pietra, una forma che, come insegna il mito, è il
frutto dell'intersezione di due mondi, quello spirituale e quello materiale, a
cui si aggiunge l'altrettanto pertinente allegoria dell'eterna rinascita della
natura.
CAPRAIA
Sono
tante le isole legate indissolubilmente alla storia di un uomo o di una donna,
di uno scrittore o di un condottiero. Legami mitici, come quelli delle dee
isolane incontrate da Odisseo, il primo degli insulomani, legami
letterari come quello tra Caprera e Giuseppe Garibaldi, tra Procida ed Elsa
Morante, tra Montecristo e Alexandre Dumas, legami storici come quello tra Elba
e Napoleone o tra Capraia e Dragut. Se sulla più grande delle isole dell'Arcipelago
Toscano la vicenda napoleonica si svolse nell'arco di qualche mese, ed è molto
nota, quella corsara sull'isola di Capraia durò solo qualche giorno, ed è meno
conosciuta anche se le sue tracce non sono meno profonde. Innanzitutto il
drammatico assedio del 1540, con decine di morti, seguito dalla cattura e dalla
deportazione di gran parte della popolazione. Questi ultimi fortunatamente
ritrovano la libertà dopo pochi giorni, per intervento dei genovesi che
realizzarono poi imponenti fortificazioni, tra cui il Forte di San Giorgio, che
ancora oggi mantiene vivissimo il ricordo di Dragut e del pericolo corsaro. Il
Forte, realizzato sulle rovine del Castrum Capraie, segnò anche la
definitiva conquista dell'isola da parte dei genovesi, che dopo secoli di
contesa, in primis con Pisa, l'avevano presa nel 1506. In quel lontano
1540 la lenta storia dell'isola accelerò bruscamente, perché nel giugno si
svolsero i tragici avvenimenti dell'assedio, dello sbarco, dei massacri, del
rapimento e della successiva liberazione, avvenuta in Corsica per intervento di
Giannetto Doria, che riuscì anche a catturare il luogotenente di Barbarossa,
corsaro alleato dei Francesi. Poi, già a settembre dello stesso anno, i
genovesi diedero inizio ai lavori di costruzione, a partire dal Bastione di
Scirocco. Da quell'anno il forte divenne rifugio prezioso e simbolo, ben
visibile dal mare. Ancora oggi, malgrado i crolli ottocenteschi, la sua forza
rimane intatta ed è punto di riferimento per chi fa rotta sul porto.
...L'articolo completo è pubblicato sul mensile BOLINA di maggio 2016