Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

mercoledì 30 settembre 2015

Venerdì di magro

Un pesce per l'EXPO: mazzancolla

Se è lungo l’elenco di gamberi tropicali sconsigliati da Slow Food nella campagna di sensibilizzazione “No grazie, non nel mio piatto”, almeno uno, quello mediterraneo che si chiama mazzancola (Penaeus kerathurus), ci sentiamo di consigliarvelo. Soprattutto in queste settimane che lo si pesca più abbondantemente e quindi costa molto meno. Con 10-15 euro possiamo acquistarne un chilo di media grandezza (10-15 cm di lunghezza), ottimi da cucinare in padella, in bianco o in rosso. Come tutti i gamberi ha un accrescimento molto rapido e solo pochi esemplari superano i due anni di vita. Si tratta quindi di una specie a ciclo vitale breve che, se pescata con metodi non impattanti per l’ambiente, deve rimanere centrale nelle attività di pesca. Tra l’altro la sua abbondanza dipende dalla qualità degli ambienti costieri perché è stanziale, si riproduce alla fine dell’inverno in acque costiere, mentre poi in primavera le larve migrano nelle lagune dove si accrescono rapidamente per tornare al mare in autunno e andare a svernare a profondità comprese tra -50 e  -100 metri. Oggi la si pesca con reti a strascico e, soprattutto nel Tirreno con nasse e reti fisse. Queste due ultime tecniche sono sicuramente meno impattanti e in futuro andrebbero incentivate, magari anche con mirate campagne di informazione al consumatore. Fermo restando che anche la pesca a strascico ha una sua antica tradizione e, se svolta in tempi, modi e aree adeguate, può essere considerata assolutamente sostenibile.
Quindi, almeno in questi giorni d’autunno, provate a mangiare qualche mazzancolla fresca; scoprirete l’insuperabile sapore di un crostaceo mediterraneo. Senza dimenticare che quando si mangia bene si può anche mangiare meno, e con 2 etti di mazzancolle sarete sicuramente soddisfatti.


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