Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

lunedì 3 novembre 2014

Insulomania

Un'altra pagina del mio Isolario.
Buon vento!

PALMARIA

Non tutti gli isolari, come le isole stesse, sono sempre facilmente riconoscibili. Ce ne sono alcuni dichiarati sin dalla copertina, altri scritti in forma di portolani o corografie, altri ancora nascosti in libri d’altro genere. Tra questi c’è quello di Emanuele Repetti, pubblicato nel 1836, un isolario disperso tra le migliaia di pagine del “Dizionario geografico fisico storico della Toscana”. E' dedicato all’Arcipelago Toscano, che “stando alla divisione geografica da noi adottata” comprende tutte quelle isole “situate ad una certa distanza dal litorale della Toscana, a partire dal promontorio di Portovenere sino al di là del promontorio di Cossano: nel qual spazio la più settentrionale è l’Isola di Palmaria”. Anche se qualche spezzino storcerà il naso, la descrizione dell’isola fatta dal geografo toscano rimane dettagliata e suggestiva. A onor del vero, lo stesso Repetti precisa subito dopo che Palmaria appartiene al ducato di Genova, Regno Sardo, per passare poi, aggiungiamo noi, al Regno d’Italia.

E proprio dalla sua descrizione partiamo per questa insulografia: “di figura triangolare quasi equilatera, che ha la punta di un angolo voltata a maestro, e da questo lato si avvicina a 200 braccia dalle rupi di Porto-Venere, formando con esse la Bocca piccola del suo porto”. Passando dal linguaggio geografico a quello artistico, possiamo scrivere che Palmaria e Portovenere formano un dittico di straordinaria bellezza. Una farfalla con un’ala bagnata dall’acqua ligure e una dalla terra lunigiana. “Dirimpetto a Portovenere ed al suo seno marino la Palmaria si leva dall'onda”, si legge in una antologia geografico-letteraria ottocentesca.

L'articolo completo è pubblicato sul mensile BOLINA di settembre 2014