Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

mercoledì 24 agosto 2011

Il nostro mare quotidiano

Estate di sangue, anche in mare! centinaia gli incidenti, alcuni mortali, da nord a sud, dal Ligure all'Adriatico. Come accade ormai da qualche anno le cronache estive raccontano il sovraffollamento delle spiagge e quello assai più pericoloso delle acque. Pericoloso perché le rotte e le baie sono spesso alla moda e quindi ancor più frequentate, ma soprattutto perché, a dispetto dello slogan mussoliniano, non siamo un popolo di santi, né tanto meno di navigatori. I racconti di queste settimane e le esperienze vissute in mare, insegnano che principalmente i motonauti festivi sono spesso, troppo spesso, poco civili e marinareschi. Qualcuno obietterà che non è il caso di generalizzare, né sull'inciviltà di chi utilizza barche a motore, né sull'esclusione dei velisti da questo giudizio negativo. Ma i fatti e i dati, riportati in questi giorni sui quotidiani, dimostrano inequivocabilmente che gli italiani preferiscono il motore alla vela, in un inquietante rapporto di otto a due. Ciò significa che anche in tempi di crisi, di ambientalismo e vita sana (almeno di facciata), solo due italiani su dieci vanno a vela e, ancora meno, a remi. Non c'è caro benzina o ecologismo che tenga, chi sale in barca preferisce girare la chiavetta dell'accensione e ingranare che non alzare una vela e cazzare. Del resto il solo colpo d'occhio in qualsiasi porto o rimessaggio ci dice subito che motoscafi e gommoni, piccoli e grandi, sono quantitativamente di gran lunga la maggioranza.
Se a questa oggettiva predilezione per vizi e virtù motoristiche, aggiungiamo una diffusa ignoranza delle regole della sicurezza in mare, è facile capire i tragici epiloghi estivi. Neanche le più elementari regole di navigazione vengono rispettate: nel diporto le barche a vela hanno la precedenza su quelle a motore, chi ha la dritta ha la precedenza, tre nodi è la velocità massima nei porti, dieci nodi entro i tre quarti di miglio dalla costa, ecc. Anche perché molti dei marinai della domenica hanno difficoltà a sapere cos'è la dritta, il nodo, il miglio, per non dire poi di luci di via, segnali diurni e notturni. Forse alcuni non sanno neanche distinguere la prua dalla poppa. Diventano perciò poco efficaci le brevi campagne di sensibilizzazione alla sicurezza in mare, gli appelli di comandanti, ammiragli e marinai affermati. La diffusione della cultura marinaresca, requisito teoricamente imprescindibile per una Penisola con ottomila chilometri di costa, richiede ben altro tempo e impegno, attivando la rete di circoli e associazioni, di scuole di ogni genere e grado. Merita comunque di essere rilanciato l'invito di Giovanni Soldini, volto a promuovere l'uso della vela, e aggiungiamo del remo, perché è innegabile che quasi sempre “Chi non usa il motore, conosce meglio il mare”. Ma non solo, chi usa la vela e il remo lascia più facilmente a terra i peggiori vizi di oggi: fretta e arroganza. Senza sottovalutare che, andando in mare per svago, dovremmo cercare un armonico rapporto con la natura, meno consumistico nell'accezione più ampia del termine.
Nel nostro mare quotidiano gli unici rumori sono quelli delle onde e dei venti, quelli delle prue mosse da vele e remi. Acque in cui poter nuotare tranquillamente, in cui poter navigare in armonia con gli elementi naturali, rimanendo incantati dal volo di gabbiani, sterne o berte, dalle evoluzioni dei delfini, dal placido andare delle tartarughe.

2 commenti:

  1. Caro Fabio (il tuo blog è sempre interessante e suscita reazioni e sollecitazioni a intervenire), uno dei segnali più evidenti che gli italiani sono un popolo di automobilisti anche quando vanno in mare, la vediamo nell'aspetto degli odierni mosconi, ma sarà meglio non sprecare questo nome glorioso di barca a noi cara, e chiamarli "pedalò": hai notato cosa hanno dipinto sulla fiancata? Uno potrebbe aspettarsi che sulla fiancata di un pedalò che si usa per "giocare a navigare", ci possa andare qualche richiamo o suggestione marina, che so, una nave, un transatlantico, o magari anche un motoscafo. Invece no: sul fianco dei pedalò è dipinto quasi sempre il profilo di un'automobile, con delle belle ruote aggressive che se ne vanno incongruamente a spasso sull'acqua. Evidentemente, emblema del desiderio di giocare a fare brum brum sempre, come se anche il mare fosse un gran circuito.

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  2. emblematica trasformazione ... metamorfosi di un insostituibile desiderio o rivisitazione nautica delle macchinine a pedali degli anni '50? di certo almeno silenziose e innocue, comunque potranno circolare nelle sognate "domeniche blu"

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