Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

lunedì 15 novembre 2010

Biblioteca di mare e di costa


“Tutte le tempestose passioni dell'umanità, ... sono trascorse come immagini riflesse in uno specchio, senza lasciare traccia sul misterioso volto del mare”
Joseph Conrad


Con la precisione e la sintesi di un esperto marinaio associata all'attenzione dello storico, Davide Gnola ci restituisce in poco più di cento pagine le gesta di Garibaldi, uomo di mare, come titola il primo capitolo del suo nuovo libro “Diario di bordo del capitano Giuseppe Garibaldi” (Mursia, Milano pp. 208; € 17). Quella del Generale è infatti fin dalla nascita a Nizza il 4 luglio 1807 “in una casa affacciata al porto vecchio”, la storia di un bambino che decide di farsi mozzo, per poi diventare capitano e corsaro, tralasciando le sue altre numerosissime vicende personali, rivoluzionarie e politiche. Mozzo lo diventò per scelta, ribellandosi al padre, padrone marittimo, che avrebbe preferito non vederlo salire a bordo. Il brigantino Costanza fu il suo primo ponte, da cui guardava innamorato la “snella tua alberatura, la spaziosa tua tolda e sino al pettoruto busto di donna”, con riferimento all'immancabile polena. Le ricerche portate avanti da Gnola nella smisurata bibliografia dedicata all'eroe, nel poco frequentato Archivio di Stato di Palermo e in altre sedi, hanno consentito per la prima volta di ordinare le vicende marinaresche di Garibaldi, come evidenzia Mino Milani nella postfazione. Il libro pagina dopo pagina, o sarebbe meglio dire miglia dopo miglia, trasporta il lettore lontano, dal Mediterraneo al Mar Nero e poi oltre lo stretto di Gibilterra verso gli smisurati orizzonti oceanici, in un continuo avvicendarsi di storie e avventure, di “uomini ( marinai, capitani, armatori, mercanti, avventurieri e così via) e navi (a vela, a vapore, a elica, a pale, clipper e di nuovo così via), riprendendo le parole di Milani.
L'apparato iconografico ci restituisce oltre alla più stereotipata immagine delle gesta eroiche del Generale, anche quella meno conosciuta di pescatore e le sempre imaginifiche carte nautiche di mari lontani, navigati e combattuti dall'uomo Garibaldi. Proprio a questa dimensione personale è da ascrivere un episodio dell'età senile, quando nel settembre del 1867 riesce a sfuggire agli arresti domiciliari a Caprera, a bordo di un piccolo “beccaccino” con cui raggiungerà una paranza che lo porterà sulla costa toscana.
Il libro si completa con la trascrizione del Giornale di bordo del bastimento Georgia del brigantino Carmen ecc., per la maggior parte autografo di Garibaldi, che oltre ad essere un utile strumento di approfondimento delle vicende, restituisce nei suoi errori ortografici il “particolare “colore” dell'originale”.

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