Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

sabato 11 febbraio 2012

Il nostro mare quotidiano


Ancora una volta, in maniera violenta e repentina, l'Adriatico si è trasformato in un candido, gelido, Mare del Nord. Questa mattina, camminando lungo le rive ghiacciate sferzate dalla Bora ho ripensato ai racconti fatti dai vecchi del mitico 1929, l'anno del nevone, e alle pagine di Iosif Brodskij, all'odore di "alghe marine sotto zero, ... sinonimo di felicità".

Neve, parola magica, candido, occasionale, incantesimo delle medie latitudini, di mondi cadenzati dall'eterno incedere delle stagioni. Una parola che rimanda alla montagna, in apparenza quindi poco mediterranea, se si considera erroneamente solo l'estensione acquea.
Perché il nome stesso del Mediterraneo può trarre in inganno, essendo infatti a ben vedere più che un mare medio tra le terre, un mare medio tra le montagne. Una profonda, antichissima, frattura tra grandi corrugamenti, una lacerazione tra enormi masse continentali.
E poi come tacere l'assonanza fonetica tra neve e nave, entrambi vascelli fluttuanti, piccolissimi e inermi, se confrontati alle sconfinate vastità aeree e marine. Entrambi delicati cristalli portati dal vento, in balia dei suoi umori benevoli o malevoli, sempre determinanti per l'esito del viaggio.
Rimanendo alle geografie meteorologiche adriatiche, la neve è il frutto dell'incontro tra la gelida aria continentale, proveniente da oriente, e quella umida atlantica, che arriva da occidente. Un abbraccio invernale, che dà all'Adriatico una veste nordica, inusuale, insieme incantata e terribile. Incantata per chi vede la neve imbiancare le spiagge e le scogliere o osserva i singoli, minuscoli, bianchi, cristalli immergersi-dissolversi nel grande, grigio, mare. Terribile per chi, ogni anno, deve comunque bagnare le mani nell'acqua anche sotto la neve per salpare le reti, stringere una cima indurita dal ghiaccio, navigare contro le sferzate del vento che sbattono in faccia gelidi aghi. Nel nord Adriatico la neve non è un episodio eccezionale, è da sempre una variabile attesa dei lunghi mesi invernali, quelli in cui un tempo la navigazione era preclusa in primis dagli accidenti atmosferici, ma saggiamente anche dalle leggi della Serenissima.
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Nevicate e arie siberiane hanno cadenzato, ad intervalli più o meno lunghi, anche la millenaria storia adriatica. Le immagini della laguna di Venezia completamente ghiacciata o dei moli di Trieste trasformati in banchise polari, i racconti delle tempeste di neve che hanno reso drammatiche le traversate o anche le navigazioni costiere, ci ricordano che l'Adriatico si spinge più a nord di qualsiasi altro mediterraneo.
Le cime montuose imbiancate rimangono poi un monito della settentrionalità adriatica, spesso anche nelle tiepide giornate primaverili. I bianchi fiori dei ciliegi istriani dialogano con le altrettanto bianche Alpi Carniche e Giulie. Le montagne innevate si specchiano nelle acque del golfo del Quarnero come lungo la costa abruzzese o nel fiordo montenegrino; spettacoli di luce che rendono ancor più lunghi e incantati i crepuscoli.

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Neve o delle bizzarrie del cielo e del mare è un lemma di Abbecedario Adriatico. Natura e cultura delle due sponde” (Diabasis, 2008)

8 commenti:

  1. Wow .. il tuo blog è davvero interessante.. complimenti per questa lettura

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  2. Wow interessantissimo questo blog . mi piace . lo scoperto da poco e devo dire che mi ispira molto

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  3. Ho avuto modo di leggere le tue opere.. davvero curiose le letture

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  4. I tuoi testi sono molto dettagliati e scritti veramente bene.. complimenti

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  5. Grazie per i tuoi racconti .. mi piacciono molto

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  6. interessante quest'articolo...complimenti all'autore

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