Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

martedì 19 luglio 2016

Velabondismo

Tempo d'estate, tempo di velabondismo o campeggio nautico o yachting camping o dinghy cruising. Tante definizioni per un'unica passione: una piccola vela, per un grande orizzonte. La vela è quella di una deriva, l'orizzonte è quello marino, lagunare o lacustre. Tre alternative di cui è ricchissima la nostra amata Penisola.

Ma il campeggio nautico in Italia è praticato pochissimo per diversi motivi. Probabilmente innanzitutto perché manca una vera e propria cultura del mare, per una vela che non sia solo sportiva o per forza fatta con grosse barche. A ciò si aggiunge la privatizzazione delle coste, spesso a fini esclusivamente balneari. Su Bolina di giugno, raccogliendo le sollecitazioni di diversi lettori, ho provato a fare il punto della situazione, con un'idea molto concreta, a costo zero. Di seguito trovate una parte dell'articolo. Buon vento ... ovviamente con barca minima e rotta massima!

Il campeggio nautico è una nobile e nuova forma di nomadismo. Un nomadismo ludico, ma non per questo meno importante per rimetterci in stretto contatto con la natura. Ha comunque oltre un secolo di storia, anche considerando solo il viaggio di John MacGregor, narrato in “Un migliaio di miglia con la canoa Rob Roy”, pubblicato nel 1866. Senza dimenticare che il campeggio nautico è una rinnovata pratica di cabotaggio costiero, di cui l'Odissea è il più antico racconto.
Oggi il campeggio nautico, a vela o a remi, non è solo un'attività per romantici vagabondi o per impenitenti spartani, ma un'occasione concreta per diffondere una cultura marinaresca e per rilanciare una “altra economia” del mare. Così come la deriva non è solo una barca per regatanti, ma un piccolo-grande mezzo di viaggio, lento, faticoso, appassionante ed ecologico, al pari della bicicletta. Purtroppo però in Italia il campeggio nautico è fortemente osteggiato e dei piaceri della deriva, non esclusivamente agonistici, si è quasi persa memoria. Eppure anche in Italia è esistito un tempo in cui non solo le “spiagge erano piene di beccaccini, dinghy e mosconi”, come ci ha ricordato su queste pagine Cino Ricci, ma venivano pubblicati manuali dalle più importanti case editrici a firma di Franco Bechini e Antonio Fulvi. Nel 1972 addirittura il Touring Club Italiano lanciò un concorso con un milione di lire di premio, per una barca ideale per la crociera-campeggio. Certamente lontani sono quegli anni e quello spirito un po' hippy, ma immutate rimangono le potenzialità offerte dalle esperienze di velabondismo o yachting camping o dinghy cruising, come lo chiamano gli anglosassoni. Una deriva ha costi contenuti, di acquisto e gestione; enormi sono invece gli orizzonti acquei da esplorare, considerando anche la facilità con cui si può trasportare con una piccola auto. Perché con una deriva si può bordeggiare in mare e in lago anche a pochi metri dalla riva, senza dimenticare delta e lagune, luoghi meravigliosi e selvaggi. Se poi al piacere della veleggiata si aggiunge anche quello della scoperta a terra e della notte in tenda o all'addiaccio, allora siamo entrati nel meraviglioso mondo del campeggio nautico. Un'esperienza, quella della vita all'aria aperta che è in grande rilancio, a partire dal cicloturismo e dall'escursionismo, e muove anche un'importante “altra economia” turistica.
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Così come nei porti e nei marina ci dovrebbero essere il 10% dei posti riservati al transito, perché non ce ne dovrebbero essere altrettanti nelle centinaia di circoli e cantieri nautici che hanno aree in concessione demaniale lungo le spiagge? Una misura che potrebbe essere discussa prima con tutti i soggetti privati e pubblici coinvolti, per essere poi normata semplicemente all'interno delle ordinanze balneari emanate dalle regioni. Spazi e strutture minime ci sono già, andrebbero solo definite modalità ed eventuali costi, in linea con quelli dei servizi offerti dai campeggi. Per i circoli che aderissero a un progetto di rete sul campeggio nautico, si potrebbero prevedere anche degli sgravi fiscali sui canoni d'affitto delle concessioni demaniali o di altre tasse che comunque gravano sui loro bilanci.
Ma tralasciando possibili e necessari approfondimenti normativi, per iniziare questa prassi virtuosa d'ospitalità, basterebbe che i circoli mettessero volontariamente a disposizione anche solo 4 o 5 posti per derive in transito, con la possibilità di campeggiare in spiaggia e usufruire dei servizi igienici.
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Sempre su BOLINA di giugno 2016 troverete un'ampia panoramica sulle piccole derive che si possono facilmente caricare sul tetto di un'auto.