Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

venerdì 31 luglio 2015

Venerdì di magro

Un pesce per l'EXPO: sogliola

Il “fermo pesca”, è ormai un classico delle estati gastronomiche italiane. Sono mesi in cui le pescherie (non quelle iper, sempre uguali a se stesse, ma quelle micro, mutevoli come le stagioni) offrono molto di meno e i prezzi sono mediamente più alti. Il fermo stato introdotto alla fine degli anni ’80 del Novecento e quest’anno durerà una quarantina di giorni. Il primo stop alla pesca a strascico, in tutte le sue forme e riguardante quindi sia il pesce bianco che quello azzurro, è scattato il 26 luglio, da Rimini a Trieste. Nelle settimane successive partirà nel resto dell’Adriatico e poi in settembre nel Tirreno e nel Ligure. Bisogna però ricordare che il pesce fresco lo si troverà comunque, perché si continuerà a pescare con reti fisse, nasse, ami e con le reti da circuizione, cioè con tutti quegli “ordigni”, utilizzando una suggestiva parola ottocentesca, meno impattanti e più selettivi. Tra questi le reti d’imbrocco, cioè quelle fatte oggi di filo di nailon trasparente, calate al tramonto e salpate all’alba, molto utilizzate in Adriatico per la pesca della sogliola. Pesce nobile per eccellenza, ricercato innanzitutto dalle mamme, perché leggendario è il suo sapore e la sua digeribilità. Pellegrino Artusi, nel suo libro più famoso, riporta diverse ricette e la mette anche nell’appendice dedicata alla “Cucina per gli stomachi deboli”. E’ lo stesso Artusi a ricordare che “Alla sogliola, per la bontà e delicatezza della sua carne, i Francesi danno il titolo di pernice di mare”. In effetti la sogliola, almeno quella “gentile” che i biologi chiamano Solea vulgaris, perché ne esistono in Mediterraneo altre due specie meno buone, ha carni magre, cioè con un contenuto in grassi inferiore al 3%, saporite e facilmente spinabili. Quest’ultima rimane una caratteristica innegabilmente apprezzabile per la maggior parte dei consumatori che, purtroppo sempre più numerosi, mangerebbero solo pesce senza spine. Viva le spine invece! che richiedono un ingrediente sempre più raro a tavola, come nella vita: la pazienza.

Sul blog de La Stampa, troverete tanti altri pesci!

lunedì 27 luglio 2015

Insulomania

Su La Repubblica di ieri, domenica 26 luglio 2015, Michele Mari ci racconta l'antico e indissolubile rapporto tra isola e letteratura. Lo fa a partire dalla vita romanzesca di Metthew Shiel, scrittore e sovrano della micro isola Redonda, "uno scoglio di tre chilometri quadrati", nell'Arcipelago delle Antille. Mari si sofferma poi sull'isola-gioco, sull'isola-avventura, sull'isola-madre e su quella matrigna, sull'isola-carcere. Insomma un vero e proprio excursus letterario, a partire dall'insulomania, particolarmente accesa in questi giorni d'estate. Nelle stesse pagine troverete anche un commento di Massimo Recalcati, in cui spiega la differenza tra isolamento e solitudine.

giovedì 16 luglio 2015

Il nostro mare quotidiano

Di seguito trovate un mio breve racconto scritto per il #BFF33 Bellaria Film Festival 2015 - che si svolgerà dal 24 al 26 luglio 2015.
E' ispirato alla fotografia di Cesare Ricci, autore dell’immagine scelta per il #BFF33.

Incù vi guardo, solitari e distratti sulla cima del molo.
La magnificenza non sempre basta per destare attenzione. Soprattutto,  quella placida dei giorni d'estate. Stupisce il sole all'alba, evoca la  vela all'orizzonte, incanta la luna a levante. Ma è solo nel mio riflesso che si compie la loro struggete bellezza.
Oggi vi ascolto, solitari e silenziosi sulla cima del molo.
 La musica non sempre basta per suscitare ammirazione. Soprattutto, quella  lenta dei giorni d'estate. Ammalia lo stridio di una sterna, narra lo sciabordio di una prua, rapisce la melodia di un vento. Ma è solo nella mia  eco che si amplifica la loro struggente bellezza.

Vorrei vedere le vostre schiene, per cercare di capire chi siete, per  immaginare le vostre storie. Non gli occhi che possono tradire, non le mani  che non sanno mentire. Le schiene, che sono pietre scolpite dalla fatica,  tavole modellate dalle consuetudini.
Siete operai che sognano le onde nei  turni di notte? impiegati che sognano le brezze nelle pause pranzo?  contadini che sognano le acque nei giorni a cottimo? Siete venuti  stringendovi su una lambretta? tenendovi per mano in un vagone?  scambiandovi sguardi su una seicento? Perché avete scelto una banchina deserta e  non una spiaggia affollata? Forse non siete distratti da una tribolazione  feriale? al contrario, siete concentrati in una preghiera festiva?
Solo la vostra schiena potrebbe rispondere, raccontando le vostre vite, le vostre vacanze, i vostri sogni.

Il Mare quel giorno non vide le loro schiene, non ricevette risposta,  perché non si girarono per tornare.

Si racconta  che aspettarono immobili la sera, quando si imbarcarono su una nave impavesata  di luci. Misero poi la prua verso il largo, mentre a  poppa si stendeva una scia evanescente di bagliori e di note. Solo loro sul  ponte danzavano al ritmo di una musica d'oriente. Era una ballata che parlava di isole lontane, di porti felici, di amori d'oltremare.