Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

domenica 16 aprile 2017

Velabondismo - Il lago di Bolsena

Per un velabondo anche “qualsiasi lago va bene”, parafrasando il titolo di un libro di Alex Carozzo che ha fatto storia. Se il grande navigatore aveva costruito il mitico Golden Lion, uno sloop di 10 metri in compensato marino, all'interno della stiva di un mercantile per attraversare gli oceani, noi piccoli velabondi ci accontentiamo ogni tanto di caricare una barchetta sul tetto dell'auto per navigare anche sui laghi. Ci accomuna però la ricerca del satori della vela, che per noi come per Carozzo può realizzarsi solo a partire dall'assunto “less is more”, cioè “il meno è più” o “il minimo è il massimo”. Così se Carozzo ha dimostrato che si può navigare in oceano con barche a spigolo semplici, anche autocostruite con materiali poveri, noi velabondi continuiamo con gioia a praticare una vela costiera con piccole derive, dormendo in riva sotto le stelle, cullati dalla risacca.

Quindi barca sul tetto dell'auto e via, questa volta verso un lago relativamente piccolo ma molto profondo, non solo per batimerie, ma anche per storia geologica e umana. Velabondaggio primaverile, quando ancora le acque, dolci o salate, della Penisola non sono occupate dalle caotiche truppe balneari, quando ancora le spiagge sono semideserte e i locali meglio disposti ad ospitare chi inaspettatamente arriva con una piccola vela.
Quattro giorni di vela e un po' di remo, zigzagando in due con una deriva a spigolo di 4 metri su un lago quasi perfettamente circolare, con un raggio di circa cinque chilometri e due isole che, in verità, erano la vera meta del viaggio. Arrivo a Bolsena, il borgo medievale più importante che dà il nome al lago stesso. La fondazione è di epoca romana, ma è la Rocca Monaldeschi, costruita tra il XIII e il XV secolo, il cuore del paese. Un paese che deve la sua fortuna, oltre che al lago e alle fertili colline che lo circondano, anche alla Via Cassia, la consolare romana che collega Roma con Firenze.
...
In un primo pomeriggio di un inizio giugno perturbato, con una brezza incerta per forza e direzione, abbiamo fatto il primo bordo in acque dolci, molto limpide e blu scure, lasciando a poppa Bolsena. Le rive del lago, viste dalla barca, si rivelano subito interessanti, sia perché in larga parte deserte, sia perché hanno alle spalle un verdeggiante scenario collinare. Una costa coltivata o boschiva, poco urbanizzata, un paesaggio rurale come pochi altri in Italia.
...

L'articolo completo è pubblicato sul mensile BOLINA di aprile 2017.


domenica 9 aprile 2017

Predrag Matvejevic

Sono giorni, anni tragici per tante genti mediterranee e più in generale per chi ha la necessità di attraversarlo questo mare bellissimo e difficilissimo. Ma il Mediterraneo, non dimentichiamolo, è storicamente "il mare della vicinanza", riprendo la definizione data da Predrag Matvejevic, e dobbiamo continuare a impegnarci per capire meglio le differenze e affrontare pacificamente i problemi irrisolti. Perciò credo sia utile leggere con attenzione l'intervista proprio a Predrag Matvejevic, che propone nel numero di aprile L'Indice dei Libri del Mese,

Ecco il link all'intervista, raccolta da Alessandro Stillo nel 2010 sull'isola di Koločep, l'affascinate isola di Calamota, del piccolo Arcipelago delle Elafiti.