Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

domenica 12 maggio 2013

Insulomania


STROMBOLI

Le isole Eolie sono il luogo d'elezione di due antiche passioni dell'uomo, l'insulomania e l'anemofilia. Fin dalla notte dei tempi gli appassionati di isole e di vento sognano di raggiungere quest'arcipelago. “Celebri case di Eolo”, per Omero, “patria dei nembi, ... luoghi pregni di austri furenti”, per Virgilio, “isole Lipari ... sette di numero” più prosaicamente per Strabone, che con geografica attenzione le elenca tutte, da Lipari, la maggiore a Strongyle, l'odierna Stromboli.
Di forma rotonda, dal significato del nome antico, “anch'essa caldissima, ma, rispetto alle altre, ha fiamme meno vigorose, anche se più brillanti”, c'informa sempre l'illustre geografo greco. Ed è proprio questa straordinarietà, a fare di Stromboli di notte uno dei più luminosi fari naturali del Mediterraneo e di giorno un maestoso segnavento.
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Ma quella di Stromboli non è solo una storia di terremoti, lave e lapilli. L'isola è da millenni abitata ed è scalo voluto o occasionale, comunque utilissimo sulle rotte di collegamento tra le coste campane e quelle siciliane. La ricchezza della sua terra scura ha favorito fin dall'antichità l'agricoltura e in modo particolare i più tipici frutti insulari mediterranei: uva, oliva e fico. Altrettanto importante e antica è la pesca che ferve nelle sue acque soprattutto nel periodo primaverile ed estivo. A nordest dell'isola “si raccomanda alle navi di passare a non meno di 5 miglia a largo del faro dello Scoglio Strombolicchio, per non disturbare la pesca ed evitare danni agli attrezzi”, si legge in un vecchio portolano di quarant'anni fa. Strombolicchio è il fratellino minore dell'isola, un romito scoglio “con pareti a picco” che secondo la leggenda sarebbe il tappo del vulcano, sparato in aria da una violentissima eruzione. Sulla sua irta sommità dagli anni Venti del Novecento risplende la luce di un faro: tre lampi bianchi in un periodo di quindici secondi.
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La terra di Dio, parafrasando il titolo del film girato sull'isola da Roberto Rossellini, ha continuato ad attrarre e affascinare geografi, naviganti, registi, poeti e artisti, anche in tempi recenti. Forse perché a Stromboli, come in nessun altro luogo del Mediterraneo i quattro elementi si sono fatti isola. Lì acqua, aria, terra e fuoco stanno insieme in un sodalizio di insuperabile bellezza.

L'articolo completo è pubblicato sul numero di maggio 2013 di BOLINA