Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

mercoledì 18 gennaio 2012

Insulomania


SAN PIETRO DI CASTELLO
L'insulomane mediterraneo ha due mari d'elezione l'Adriatico e l'Egeo, chiamato quest'ultimo in passato Arcipelago. La parola deriva dal greco Aigaios pelagos, Egeo mare. Aigaios divenne poi arci, per uno di quei fuori rotta etimologici che portano alla fondazione di nuove isole letterali. Nell'Arcipelago, all'elemento greco autoctono si unirono nei secoli quello bizantino, ottomano, veneziano e genovese. Furono proprio questi ultimi a coniare il nome proprio, in uso anche in francese nel secolo XVI, da cui derivarono poi quelli generici: arcipelago in italiano, archipelago in inglese, archipel in francese. Arcipelaghi marini e lagunari, di cui quello di Venezia è sicuramente il più importante del Mediterraneo, anche se poco conosciuto. Ma parlando della Serenissima non si può non accennare alle vicissitudini storiche che portano le isole a diventare ex-isole, perdendo alcune delle originarie caratteristiche acquatiche per prenderne altre terrestri. Così è stato per l'Ortigia di Siracusa, per Nisida, per Gallipoli, e, in grande stile, per Venezia. La città venne infatti collegata alla terraferma nel 1845, con la realizzazione di un grandioso ponte ferroviario, lungo quasi 3,5 chilometri, ad opera degli austriaci. Solo nel 1933 divenne anche ponte stradale con il nome di Ponte Littorio, successivamente ribattezzato Ponte della Libertà. Se la città venne a trovarsi più vicina all'Italia, perse però quell'insulare aura incantata descritta da Goethe che la raggiunse in battello. Dopo aver disceso il Brenta il poeta entrò in Laguna, raccontando che “nel sereno tramonto vogammo veloci verso la nostra meta”. Ma questa città prima ancora di essere una ex-isola è stata un ex-arcipelago, essendosi strutturata attraverso la congiunzione e il consolidamento di oltre cento isolette. Una di queste è stata capace di mantenere nei secoli lo status di isola; è San Pietro di Castello, al margine orientale della città. Nel Medioevo era chiamata Isola dell'Olivolo, il cui nome secondo alcuni deriverebbe da campi di ulivi o, più probabilmente, dalla forma ad oliva. Sull'isola c'era una fortificazione, un Castello che diede poi il nome all'intero sestiere. Oggi l'isola è una piccola gemma di silenzio raggiungibile a piedi, attraversando l'omonimo ponte alle spalle dell'Arsenale o quello di Quintavalle sul prolungamento di Via Garibaldi. La solitudine del luogo è amplificata dalla magnificenza architettonica e storica della Basilica di San Pietro, dal maestoso candido campanile in pietra d'Istria, dal decadente ex Palazzo dei Patriarchi, che lì risiedettero dal 1451 al 1807 quando, per volere di Napoleone, la sede venne trasferita a San Marco. La prima chiesa presente sull'isola risale al VII secolo, più volte ampliata e rifatta, fino all'attuale imponente costruzione realizzata tra il XVI e il XVII secolo, con una facciata anch'essa in pietra d'Istria che riprende un progetto palladiano.
L'articolo completo è pubblicato sul numero di gennaio 2012 di BOLINA

Insulomania

SAN PIETRO DI CASTELLO

L'insulomane mediterraneo ha due mari d'elezione l'Adriatico e l'Egeo, chiamato quest'ultimo in passato Arcipelago. La parola deriva dal greco Aigaios pelagos, Egeo mare. Aigaios divenne poi arci, per uno di quei fuori rotta etimologici che portano alla fondazione di nuove isole letterali. Nell'Arcipelago, all'elemento greco autoctono si unirono nei secoli quello bizantino, ottomano, veneziano e genovese. Furono proprio questi ultimi a coniare il nome proprio, in uso anche in francese nel secolo XVI, da cui derivarono poi quelli generici: arcipelago in italiano, archipelago in inglese, archipel in francese. Arcipelaghi marini e lagunari, di cui quello di Venezia è sicuramente il più importante del Mediterraneo, anche se poco conosciuto. Ma parlando della Serenissima non si può non accennare alle vicissitudini storiche che portano le isole a diventare ex-isole, perdendo alcune delle originarie caratteristiche acquatiche per prenderne altre terrestri. Così è stato per l'Ortigia di Siracusa, per Nisida, per Gallipoli, e, in grande stile, per Venezia. La città venne infatti collegata alla terraferma nel 1845, con la realizzazione di un grandioso ponte ferroviario, lungo quasi 3,5 chilometri, ad opera degli austriaci. Solo nel 1933 divenne anche ponte stradale con il nome di Ponte Littorio, successivamente ribattezzato Ponte della Libertà. Se la città venne a trovarsi più vicina all'Italia, perse però quell'insulare aura incantata descritta da Goethe che la raggiunse in battello. Dopo aver disceso il Brenta il poeta entrò in Laguna, raccontando che “nel sereno tramonto vogammo veloci verso la nostra meta”. Ma questa città prima ancora di essere una ex-isola è stata un ex-arcipelago, essendosi strutturata attraverso la congiunzione e il consolidamento di oltre cento isolette. Una di queste è stata capace di mantenere nei secoli lo status di isola; è San Pietro di Castello, al margine orientale della città. Nel Medioevo era chiamata Isola dell'Olivolo, il cui nome secondo alcuni deriverebbe da campi di ulivi o, più probabilmente, dalla forma ad oliva. Sull'isola c'era una fortificazione, un Castello che diede poi il nome all'intero sestiere. Oggi l'isola è una piccola gemma di silenzio raggiungibile a piedi, attraversando l'omonimo ponte alle spalle dell'Arsenale o quello di Quintavalle sul prolungamento di Via Garibaldi. La solitudine del luogo è amplificata dalla magnificenza architettonica e storica della Basilica di San Pietro, dal maestoso candido campanile in pietra d'Istria, dal decadente ex Palazzo dei Patriarchi, che lì risiedettero dal 1451 al 1807 quando, per volere di Napoleone, la sede venne trasferita a San Marco. La prima chiesa presente sull'isola risale al VII secolo, più volte ampliata e rifatta, fino all'attuale imponente costruzione realizzata tra il XVI e il XVII secolo, con una facciata anch'essa in pietra d'Istria che riprende un progetto palladiano.

L'articolo completo è pubblicato sul numero di gennaio 2012 di BOLINA

SAN PIETRO DI CASTELLO

Insulomania


SAN PIETRO DI CASTELLO
L'insulomane mediterraneo ha due mari d'elezione: l'Adriatico e l'Egeo, chiamato quest'ultimo in passato Arcipelago. La parola deriva dal greco Aigaios pelagos, Egeo mare. Aigaios divenne poi arci, per uno di quei fuori rotta etimologici che portano alla fondazione di nuove isole letterali. Nell'Arcipelago, all'elemento greco autoctono si unirono nei secoli quello bizantino, ottomano, veneziano e genovese. Furono proprio questi ultimi a coniare il nome proprio, in uso anche in francese nel secolo XVI, da cui derivarono poi quelli generici: arcipelago in italiano, archipelago in inglese, archipel in francese. Arcipelaghi marini e lagunari, di cui quello di Venezia è sicuramente il più importante del Mediterraneo, anche se poco conosciuto.
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Venezia prima ancora di essere una ex-isola è stata un ex-arcipelago, essendosi strutturata attraverso la congiunzione e il consolidamento di oltre cento isolette. Una di queste è stata capace di mantenere nei secoli lo status di isola; è San Pietro di Castello, al margine orientale della città. Nel Medioevo era chiamata Isola dell'Olivolo, il cui nome secondo alcuni deriverebbe da campi di ulivi o, più probabilmente, dalla forma ad oliva. Sull'isola c'era una fortificazione, un Castello che diede poi il nome all'intero sestiere. Oggi l'isola è una piccola gemma di silenzio raggiungibile a piedi, attraversando l'omonimo ponte alle spalle dell'Arsenale o quello di Quintavalle sul prolungamento di Via Garibaldi. La solitudine del luogo è amplificata dalla magnificenza architettonica e storica della Basilica di San Pietro, dal maestoso candido campanile in pietra d'Istria, dal decadente ex Palazzo dei Patriarchi, che lì risiedettero dal 1451 al 1807 quando, per volere di Napoleone, la sede venne trasferita a San Marco.

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L'articolo completo è pubblicato sul numero di gennaio 2012 di BOLINA