Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

lunedì 29 dicembre 2014

Biblioteca di mare e di costa

Potete leggere online, sul sito de L'INDICE dei Libri del Mese, le mie tre recensioni dei libri di Nicolò Carnimeo, Roberto Soldatini e Giulio Stagni. Tre lavori molto diversi, accomunati dalla grande passione per il mare dei tre autori.

“Conosco delle barche che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora, ogni giorno della loro vita e che non hanno paura a volte di lanciarsi fianco a fianco in avanti a rischio di affondare”, cantava in francese Jacques Brel, che mollò gli ormeggi all’apice della sua carriera per attraversare due oceani e raggiungere le isole Marchesi.

lunedì 15 dicembre 2014

Incontri

Doppio appuntamento in terra pugliese, per il prossimo fine settimana.

SABATO 20 dicembre 2014
Ore 10 – Istituto Nautico-Turistico-Commerciale “AMERIGO VESPUCCI”
PAGINE DI MARE - Incontro degli studenti con lo scrittore FABIO FIORI introdotto dalla dirigente scolastica Paola APOLLONIO e con la partecipazione di Gennaro PETILLO titolare dell'agenzia di comunicazione MEDIASAIL esperto di vele d'epoca e vela latina.
L'iniziativa rientra dell'ambito della III SETTIMANA DELLA CULTURA DEL MARE A GALLIPOLI - 17-23 dicembre 2014 - Organizzata da Puglia e Mare




DOMENICA 21 dicembre 2014
Ore 12 - Accompagnato da Nicolò Carnimeo (autore di "Come è profondo il mare" per Chiarelettere) visiterò il centro culturale Vedetta sul Mediterraneo di Giovinazzo (BA), che opera nel settore dei beni e delle attività culturali con particolare attenzione a quelle legate al mare.
Vedetta si propone come centro promotore e di aggregazione per attività e progetti con l´obiettivo di:
• riscoprire e preservare la memoria legata alla marineria nazionale e pugliese;
• salvaguardare l´identità marinara delle singole realtà regionali e locali lungo le coste italiane valorizzandola in ambito nazionale e internazionale
• rendere fruibile e accessibile con un ampio progetto di informazione, di comunicazione, di formazione e divulgazione il patrimonio culturale legato alla marineria e al mare anche con progetti di incentivazione della lettura.

venerdì 5 dicembre 2014

Biblioteca di mare e di costa

E' appena uscito l'ultimo numero della rivista L'INDICE dei Libri del Mese (Dicembre 2014), in cui troverete tre schede dedicate ad altrettanti libri di mare da poco pubblicati:

Nicolò Carnimeo
COME E' PROFONDO IL MARE
Dal nostro inviato nella più grande discarica del Pianeta
La plastica, il mercurio, il tritolo e il pesce che mangiamo
pp. 192, €  13,60
Chiarelettere, Milano 2014


Roberto Soldatini
LA MUSICA DEL MARE
La scelta di un direttore d'orchestra di mollare gli ormeggi
pp. 189, €  16
Nutrimenti, Roma 2014

Giulio Stagni
SCHOONER
Pesca e competizione,viaggio alle origini della vela sportiva americana
pp. 200, € 18,
Editrice Incontri Nautici, Roma 2014

Di seguito metto invece la prima parte dell'articolo pubblicato sulla stessa rivista nel luglio scorso (Luglio-Agosto 2014), che propone un personalissimo excursus sullo stato della letteratura di mare del Novecento, con particolare riguardo all'Italia.

Kilo. “Desidero comunicare con voi”

Sul piccolo veliero della letteratura marinaresca italiana, alta, sulla sartia di sinistra, sventola la bandiera Kilo, quella a due fasce verticali giallo-blu del codice internazionale nautico. Nel linguaggio asciutto, che contraddistingue la gente di mare, significa “Desidero comunicare con voi”. Una richiesta silenziosa, ma per questo non meno impellente.
Perché malgrado ogni anno, anche in Italia, vengano pubblicati decine di libri dedicati al mare e diverse case editrici abbiano collane tematiche ricchissime e di vecchia data come Mursia o più recenti come Longanesi, Nutrimenti, Magenes, Lint, Diabasis, a cui si aggiungono gli editori specializzati Incontri Nautici, Il Frangente, Mare di Carta, Hoepli, Mare Verticale, dobbiamo constatare che la cultura del mare è marginale, soprattutto se confrontata con quella della montagna, a cui giustamente è dedicato un particolare riguardo dai media. Per Giorgio Bertone, curatore dell'antologia Racconti di vento e di mare (pp.578, €22, Einaudi, Torino, 2010), il paragone è insensato perché “nasce dal mancato riconoscimento della speciale, esclusiva natura del mare e di chi nei millenni ci ha vissuto, campato, affogato o dominato”. E' però innegabile il divario d'attenzione, e frequentazione, tra questi due grandi ambienti naturali che, malgrado le devastanti trasformazioni dell'ultimo secolo, rimangono straordinarie palestre d'incontro con la natura. Salendo in quota o prendendo il largo, gli spazi si dilatano, i contatti reali e virtuali si rarefanno. Oggi come un tempo la terra e l'acqua, l'aria e il fuoco, riaccendono la nostra sensibilità animale. Esperienze che alimentano le narrazioni; racconti che accendono le passioni. Almeno teoricamente, perché concretamente invece in Italia del mare si conosce quasi esclusivamente la dimensione balneare, il diporto è considerato uno svago per ricchi, il lavoro un accidente per poveri.
Così non sembra essere in tanti altri paesi europei, con la Francia in testa. A riprova di ciò basta guardare solo il trailer del recente film In solitario di Christophe Offenstein, dedicato alla vela oceanica sportiva. Un vero e proprio kolossal, almeno in termini di energie economiche e culturali profuse. Un film in cui l'avventura marinaresca si rinnova e si intreccia con le problematiche contemporanee, in cui la solitudine delle alte latitudini può inaspettatamente accendere amicizie e solidarietà.
E la letteratura? è fondato il luogo comune che in Italia non ne sia mai esistita una marinaresca?
Solo il mondo anglosassone può vantare figure leviataniche quali Herman Melville e Joseph Conrad? o comunque scrittori di mare quali Robert Louis Stevenson, Joshua Slocum e Jack London? E ancora, solo i francesi hanno saputo aggiornare con Bernard Moitessier e altri navigateurs solitaires l'epopea della vela?

(1 - continua)
La versione completa dell'articolo la trovate su L'INDICE dei Libri del Mese di Lugio/Agosto 2014.






mercoledì 26 novembre 2014

Notizie

Il prossimo fine settimana ritornano gli "Incontri del Mediterraneo", un'importante occasione per ascoltare le voci di questo mare, insieme bellissimo e tragicamente inquieto. A quest'ultima dimensione sono dedicate molte delle iniziative in programma a Riccione (RN), a partire da venerdì 28 novembre 2014.
Qui trovate il programma completo di questa 13^ edizione, "Migrazioni e migranti nel Mediterraneo".

"Cammino scalzo lungo le rive del mare ascoltando la voce delle onde, annusando l'odore del vento, guardando l'orizzonte infinito. Mi fermo a sentire il sapore salato dell'acqua. Qualche volta trovo parole utili ad aggiornare il grande racconto del Mediterraneo"

dal mio  "Thalassa. Le acque del Mediterraneo"

lunedì 3 novembre 2014

Insulomania

Un'altra pagina del mio Isolario.
Buon vento!

PALMARIA

Non tutti gli isolari, come le isole stesse, sono sempre facilmente riconoscibili. Ce ne sono alcuni dichiarati sin dalla copertina, altri scritti in forma di portolani o corografie, altri ancora nascosti in libri d’altro genere. Tra questi c’è quello di Emanuele Repetti, pubblicato nel 1836, un isolario disperso tra le migliaia di pagine del “Dizionario geografico fisico storico della Toscana”. E' dedicato all’Arcipelago Toscano, che “stando alla divisione geografica da noi adottata” comprende tutte quelle isole “situate ad una certa distanza dal litorale della Toscana, a partire dal promontorio di Portovenere sino al di là del promontorio di Cossano: nel qual spazio la più settentrionale è l’Isola di Palmaria”. Anche se qualche spezzino storcerà il naso, la descrizione dell’isola fatta dal geografo toscano rimane dettagliata e suggestiva. A onor del vero, lo stesso Repetti precisa subito dopo che Palmaria appartiene al ducato di Genova, Regno Sardo, per passare poi, aggiungiamo noi, al Regno d’Italia.

E proprio dalla sua descrizione partiamo per questa insulografia: “di figura triangolare quasi equilatera, che ha la punta di un angolo voltata a maestro, e da questo lato si avvicina a 200 braccia dalle rupi di Porto-Venere, formando con esse la Bocca piccola del suo porto”. Passando dal linguaggio geografico a quello artistico, possiamo scrivere che Palmaria e Portovenere formano un dittico di straordinaria bellezza. Una farfalla con un’ala bagnata dall’acqua ligure e una dalla terra lunigiana. “Dirimpetto a Portovenere ed al suo seno marino la Palmaria si leva dall'onda”, si legge in una antologia geografico-letteraria ottocentesca.

L'articolo completo è pubblicato sul mensile BOLINA di settembre 2014

giovedì 9 ottobre 2014

Velabondismo

Corfù, Paxsos e Antipaxsos

Sul mensile Bolina di questo mese troverete il racconto della mia splendida e avventurosa veleggiata estiva. Dieci giorni di campeggio nautico con un Laser, una piccolissima barca di 4 metri, tra Igoumenitsa e le isole di Corfù, Paxsos e Antipaxos. Velabondaggio lo chiamo, un vagabondo veleggiare in piena libertà, nella grazia dei venti.
Di seguito trovate l'avvio del racconto, che è anche un dettagliato invito a un viaggio alla portata di tutti.

E’ ancora possibile navigare con delle microbarche o addirittura con delle derive nel Mediterraneo? Pare di no, se ci si aggira per i tanti marina costruiti negli ultimi vent'anni, dove la barca più piccola ha due ordini di crocette. Lo stesso dicasi camminando lungo le spiagge, dove la fanno da padroni motoscafi, gommoni e acquascooter. Tristemente constatiamo che piccole barche, a remi o a vela, sono ormai delle rarità.
Ma, se con Spray lungo 11 metri Joshua Slocum fece il primo giro del mondo in solitario alla fine dell'Ottocento o mezzo secolo dopo John Guzzewell lo fece con Trekka di 6,25 metri o ancora Bernard Moitessier volle Tamata, la sua ultima barca, di soli 10 metri o, per arrivare a tempi più recenti, con un Mini 6.50 modificato Alessandro Di Benedetto ha completato un giro del mondo in solitario senza scalo, allora siamo certi che il gigantismo diportistico sia solo un inutile inciampo per veleggiare tra le rive del Mediterraneo, soprattutto in questi anni di sovraffollamento, anche nautico.
In questo mare stretto tra le terre, che per Joseph Conrad è stato la culla della marineria, ancora oggi basta semplicemente armarsi del minimo indispensabile e partire con la massima passione; in quattro parole: “barca minima, rotta massima”. Perché malgrado i mille divieti e gli ancor più numerosi pregiudizi, per fortuna ci sono ancora isole e coste, dove è possibile praticare con piacere il velabondismo, una particolare ed ecologica forma di vagabondismo a vela.
Rotte costiere con traversate di qualche miglia, se fatte con prudenza solo nella grazia dei venti, diventano avventure indimenticabili. E dove meglio che nel mare greco possiamo ritrovare il fascino antico della vela e del remo?
...


Continua sulle pagine di carta o elettroniche di Bolina di Ottobre 2014, dove troverete anche una scheda di confronto tra due due derive simili, Laser e X14, e una seconda scheda dedicata a cosa serve per affrontare il viaggio per mari luminosi e l'addiaccio per spiagge incantate.

giovedì 25 settembre 2014

Talassofilia

"Ora, m’immergo nelle sue acque, che sono sempre quelle del Mediterraneo, e mi convinco d’essere malato anche di talassofilia"

Fabio Pozzo

Leggi la sua recensione a "Thalassa", sul sito del La Stampa.

giovedì 18 settembre 2014

Notizie

Sarà dedicato a "Gli esploratori del mare" il festival "Lerici legge il mare" di quest'anno, in programma il prossimo fine settimana (19 e 21 settembre 2014). Ne parla oggi su La Stampa Fabio Pozzo in un articolo dedicato alle iniziative, letterarie, artistiche e marinaresche.


martedì 9 settembre 2014

Notizie

Domani 10 settembre 2014, esce il film di Alessandro Scillitani "L'ultimo faro" in abbinamento con il quotidiano La Repubblica - fino al 10 ottobre 2014 - . E' il racconto per immagini del soggiorno di Paolo Rumiz su un'isola "abitata" solo da un grande faro, narrato nel mese d'agosto sulle pagine del quotidiano. Il lavoro si completa con "I racconti del faro", fatti da scrittori, artisti e marinai, tra cui il mio, sempre per la regia di Alessandro Scillitani (vedi il trailer su YouTube)

lunedì 25 agosto 2014

Anemofilia

Come molti di voi avranno già visto, anche quest'anno l'amico e maestro Paolo Rumiz pubblica ogni giorno da qualche settimana un racconto di viaggio sulle pagine di Repubblica. Quest'anno il reportage,"Il guardiano del faro", è per me particolarmente interessante, per alcuni motivi che riassumo in quattro parole: silenzi, immobilità, onde e venti. A quest'ultimo tema è dedicata la bellissima pagina di oggi: un inno orfico all'anemofilia.
Buona lettura e buon vento.

giovedì 17 luglio 2014

Velabondismo

Questi sono giorni di velabondaggi, un andare per mare vagabondo portato dal vento. "Barca minima, rotta massima", è l'unica certezza, sono poi il vento e le onde a decidere nello specifico gli approdi.
Buon vento, Fabio.

Pubblico di seguito due pagine del mio ultimo libro "Thalassa. Le acque del Mediterraneo", proprio dedicate alla vela.


Dopo aver nuotato e remato siamo pronti a issare la vela, a chiedere aiuto a Eolo per ampliare il nostro
orizzonte. Sentiamo un’irresistibile attrazione, vogliamo metterci in scia di quegli uomini che faticosamente,
a volte mortalmente, sperimentarono grandezza, fascino e tragicità del mare. Quando la vela chiama i venti,
i marinai s’affrettano sulla riva, riprendendo parole antiche.
Di notte, narra Valerio Flacco, al sopraggiungere del vento gli Argonauti legano i remi e sciolgono le vele.
Così per secoli fece l’uomo, alternando faticose navigazioni a remi a veloci veleggiate. A piene vele le navi
degli antichi andavano verso la notte, rincorrevano la luce, attraversavano i crepuscoli.
Anche la mia prua va verso il largo alla ricerca di ombre e chiarori. Con la vela, cerco un dialogo con
l’acqua e l’aria, andando per mare portato dal vento. Nel mito scelgo le immagini di Apollonio Rodio
per evocare l’insuperabile fascino di questa avventura, nella storia quelle di Plinio il Vecchio.

Rileggendo le Argonautiche continuo a pensare che non a caso Giasone fa sedere in consiglio gli eroi sulle vele avvolte. Proprio su quelle indispensabili ali e non genericamente in un altro qualsiasi punto della nave. Poi nelle ore seguenti, invocando Apollo, il figlio di Esone chiede di riempire le sue vele con un vento propizio, una grazia indispensabile per ogni navigazione. Nella Storia Naturale la vela diventa simbolo di operosità e temerarietà. Perfetta macchina prometeica, strumento potentissimo da maneggiare con cura, consapevoli che le passioni possono essere insieme splendide e terribili. Vele d’inusitata grandezza, dalla notte dei tempi, portano l’uomo a compiere ardite imprese, sfidando la morte.
Non a caso, sempre Plinio, attribuisce a Icaro l’invenzione della vela e al padre Dedalo quella dell’albero
e dell’antenna. Vela che Icaro non usò per navigare ma per volare troppo in alto, senza ascoltare le indicazioni del padre, andando incontro alla morte, come ci racconta Ovidio.

Anche con le nostre vele continuiamo a scrivere sull’acqua la storia di quel folle volo, a rinnovare la memoria di quel sogno di libertà.

lunedì 16 giugno 2014

Incontri

“What if?
Cervia dei paesaggi. Per un ecomuseo del patrimonio cervese
Franco Farinelli (geografo) e Fabio Fiori (scrittore)
23 giugno 2014, ore 18.30
Torre del Magazzino del Sale di Cervia (RA)

E’ un’iniziativa di Ravenna2019
“What if?”
Dai progetti scritti nascono i primi eventi. Sette le città coinvolte su tutto il territorio romagnolo a partire dal 20 giugno

RAVENNA, 13 GIUGNO 2014 – È stata presentata questa mattina a Ravenna l’iniziativa “What if?”, un mosaico di eventi in programma a Rimini, Cervia, Faenza, Alfonsine, Forlì, Cesena e Cotignola per far immaginare cosa accadrebbe se Ravenna diventasse Capitale Europea della Cultura nel 2019.
Il ricco programma artistico-culturale presente nel dossier di candidatura di Ravenna prevede attività che avranno il loro apice nel 2019 e negli anni a venire ma che verranno costruite attraverso azioni pluriennali: i “What if?” sono infatti gli “episodi zero”, le anteprime dei progetti più significativi che le città della Romagna stanno sviluppando in sinergia con Ravenna, per dare corpo alla programmazione del 2019.

giovedì 29 maggio 2014

Talassofilia

E' arrivato il libreria il mio nuovo libro:
"Thalassa. Le acque del Mediterraneo"
Lo presenterò nelle prossime settimane, con il seguente calendario:

LIBRERIE FELTRINELLI
Rimini - Mercoledì 4 giugno 2014, ore 18
L.go Giulio Cesare 4 (ang. Corso d'Augusto)
con Lorella Barlaam e Oriana Maroni

Ancona - Venerdì 6 giugno 2014, ore 18
Corso Giuseppe Garibaldi, 35
con Maria Pia Letizia Bacchielli

Ravenna - Martedì 10 giugno 2014, ore 18
Via Armando Diaz, 14, 48100 Ravenna, Italia
con Franco Masotti

Di seguito trovate la quarta di copertina.

«Thalassa è la parola che preferisco fra le tante che i greci avevano per indicare il mare perché significa semplicemente acqua salata. È il luogo del vivere, l’orizzonte della pratica, il Mediterraneo dell’esperienza.»

Le acque mediterranee, da millenni teatro di storie e avventure, continuano a regalare grandi emozioni, quelle del nuoto, del remo e della vela. Passioni antiche che l’autore ogni giorno rinnova, ascoltando la voce delle onde e dei marinai, di ieri e di oggi. Nuotare e navigare riflettono un amore unico e ancestrale per il mare, che è il punto di partenza di questo portolano sentimentale.

Nelle sue pagine i piaceri e le gioie che il Mediterraneo offre quotidianamente si intrecciano con la storia, la geografia, il mito, le scienze e le arti, dando vita a un racconto intenso e vitale. Una rotta che porta dalle fondamenta di Venezia alle banchine di Genova, dalle Bocche di Bonifacio allo Stretto di Messina, dalle verdi acque adriatiche a quelle blu tirreniche, restituendo un significato concreto alla mediterraneità, che è fatto storico-culturale e appassionata pratica del mare.

giovedì 22 maggio 2014

Incontri

Doppio appuntamento per il prossimo fine settimana.

Venerdì 23 maggio 2014, alle ore 18.00, sarò ospite degli amici della Comunità degli Italiani di Pirano, in Casa Tartini. Parlerò di venti, vele e viaggi in Adriatico, il "mare dell'intimità" per Predrag Matvejevic, il "mare della convivenza" per i marinai delle due sponde, di ieri e di oggi.




Domenica 25 maggio 2014, alle ore 19.00, sarò alla Libreria LOVAT di Villorba (TV), Via Newton, per dialogare con Paolo Ganz, che presenterà il suo nuovo libro i "Piccolo Taccuino Adriatico" (2014. Mare di Carta, Venezia; pp 130, € 16,50)  "Un vagabondare letterario lungo la sponda orientale dell'Adriatico, sospinto dalle scoperte e dei ricordi, senza regole e confini, seguendo solo la mappa dell'istinto e il vento della passione, raccontando, arrivi e partenze, incontri e addii, uomini e donne, navi e naufragi, pesci, fari, musiche e tradizioni".


lunedì 28 aprile 2014

Il nostro mare quotidiano

L' audio-racconto "Il nostro mare quotidiano", realizzato in collaborazione con Marco Fagotti, è stato selezionato dal Bellaria Film Festival (1-4 maggio 2014), per la rassegna "Camera con vista. Panorama radio doc", a cura di Lorenzo Pavolini e Graziano Graziani, in collaborazione con Radio3 Rai. Venti stanze dell'Hotel Ermitage di Bellaria, con vista sul mare, saranno adibite all'ascolto della migliore produzione di audio e radio documentari italiani. E i visitatori del BFF, accolti al bureau dell'hotel, potranno scegliere liberamente la propria stanza d'ascolto preferita.

 "Il nostro mare quotidiano" di Fabio Fiori e Marco Fagotti
Hotel Ermitage di Bellaria (Via Ala, 11 ), dalle 15.00 alle 24.00, 1-4 maggio 2014
L'ingresso è libero, come per tutte le proiezioni e iniziative del Festival (programma)

Buon ascolto!


giovedì 27 marzo 2014

Insulomania

Ecco una nuova pagina del mio isolario, in cui racconto storie di isole reali, visitate o sognate, e di isole fantastiche, mie o altrui. Il portolano di un inguaribile insulomane.
Buon vento!

BARBANA

Nel vocabolario dell'insulomane non dovrebbe mancare “barena”, cioè un affioramento lagunare di sabbia o fango, insomma un'isola incipiente. Se pochissimi possono vantare d'aver assistito alla nascita di un'isola marina, ogni insulomane potrebbe togliersi la soddisfazione di assistere all'apparizione di un'isola lagunare. E dove meglio che nelle lagune settentrionali dell'Adriatico? Lì le barene sono in continuo divenire e alcune diventano isole vere e proprie nel corso dei secoli, magari con l'aiuto dell'uomo. Tra queste Barbana, nella laguna di Grado, ospita un importante santuario che, secondo la tradizione, risale al VI secolo. Di Barbana ha scritto anche uno dei più illustri geografi del XVII secolo, Vincenzo Maria Coronelli. Il Cosmografo della Serenissima oltre al bellissimo e documentato Isolario, in cui descrive le isole lagunari e d'oltremare, lavorò anche a una delle prime enciclopedie, intitolata Biblioteca universale, in cui si parla di Barbana,  “isoletta nelle vicinanze di Grado … e benché il suo circuito non si estenda, che poco più di mezzo miglio, i miracoli però che opera in essa la Gran regina degli Angeli, la rendono cospicua, e riguardevole”. Un isola fatta di terra miracolosa, “antidoto possente contra i morsi de'serpenti, e d'animali velenosi”.
...
Nella Laguna di Grado e Marano, le isole con nome proprio sono una quindicina e Barbana è quella più famosa, almeno per le vicende mariane. La fondazione del Santuario presente sull'isola risale al VI secolo e, secondo la leggenda, è legata al ritrovamento miracoloso di un immagine della Madonna, in seguito a una devastante mareggiata che mise in pericolo anche la città di Grado. Il Santuario ospita una comunità di frati francescani ed è meta da secoli di un suggestivo pellegrinaggio nautico, nella prima domenica di luglio. Una numerosa flotta di barche, piccole e grandi, addobbate a festa, celebra ogni anno il Perdòn di Barbana, con cui la comunità gradese ricorda la grazia ricevuta dalla Madonna in occasione della peste del 1237. Un ex-voto animato, in cui viene imbarcata la Madonna degli Angeli per un pellegrinaggio acqueo, dalla Basilica di Sant'Eufemia all'Isola di Barbana.
Della Laguna era innamorato anche Pier Paolo Pasolini, che vi girò alcune scene di Medea, interpretata da Maria Callas. Di Grado scrisse: “Il grigio-azzurro del suo cielo e il verde dei suoi alberi friulani, il vermiglio e il cobalto attutiti del suo porticciolo, e l'oro dei capelli della sua gioventù, ne fanno un luogo dell'anima”.
Un incantato silenzio mistico è il regalo più grande che l'Isola di Barbana continua ad offrire da secoli all'insulomane.


L'articolo completo è pubblicato sul numero di MARZO 2014 di BOLINA

domenica 23 marzo 2014

Incontri

Il cambiamento climatico e i suoi effetti nel Mediterraneo
con Luca Mercalli, meteorologo e climatologo.
Incontri del Mediterraneo 2013/2014 XII edizione
Lunedì 24 marzo 2014 alle 21
Sala del Giudizio del Museo della Città di Rimini

Introduzione di Sara Visentin, Assessore all'Ambiente, Energie e Politiche per lo Sviluppo sostenibile del Comune di Rimini.
Conduce Fabio Fiori, scrittore e blogger di "Mare Gratis: il mare come bene comune" - www.maregratis.blogspot.it

L’ingresso è libero

giovedì 13 marzo 2014

Biblioteca di mare e di costa

Franco Arminio sta alla poesia come Michelangelo Pistoletto all'arte. Con la differenza che se le opere di uno dei padri dell'Arte Povera sono entrate nei musei, nei manuali di storia dell'arte e da poco anche nei programmi televisivi del sabato sera, gli scritti di Franco Arminio rimangono una gioia per pochi, perciò ancora più intima. Un piacere rinnovatosi con l’ultimo libro, “Geografia commossa dell’Italia interna” (2013; Bruno Mondadori, Milano; pp 132; 14 €).

Il parallelo con l'Arte Povera credo sia pertinente, se si considera che Franco Arminio sa magistralmente accostare “la poesia alla desolazione, la desolazione alla poesia”. Entrambi sono lavori tesi “alla registrazione “dell’irrepetibilità di ogni istante””, riprendendo le parole di Germano Celant che a sua volta citava proprio Pistoletto.
Arminio lo fa innanzitutto descrivendo i suoi vagabondaggi, quelli di un “flâneur della desolazione” che da anni va di paese in paese, non quelli delle bandiere arancioni o blu, ma quelli che hanno alzato la bandiera bianca della resa, a una modernità a sua volta sfinita. Luoghi che non sono “uno sfondo dove sfiliamo con le nostre ombre. Sono terra e carne, vento, respiro, luce, storia che non si è mai fermata e mai si fermerà”. Franco Arminio si definisce innanzitutto un paesologo, maestro di una disciplina indisciplinata, che “raccoglie le voci del mondo, sente quel che vuol sentire, dice quel che vuole dire”, con una attenzione particolare ai margini e alle periferie, urbane e umane.
Leggendolo, ma soprattutto ascoltandolo, vengono in mente antichi cantastorie o per meglio dire, nel suo caso, poetastorie. Perché, qualunque sia la cifra stilistica prescelta, in ogni sua storia c'è una vibrante tensione lirica. Che sia la poesia, nella forma breve dell'haiku o in quella lunga del poema, il racconto o l'aforisma, Arminio riesce sempre a far alzare in volo le parole. La poesia per Arminio “non è il fiore all'occhiello, è l'abito da indossare, ma prima di indossarlo dobbiamo cucirlo e prima di cucirlo dobbiamo procurarci la stoffa”. Una ricerca che dovrebbe vederci attivi non in patinati altrove vacanzieri, ma nelle opache periferie quotidiane. Perché, anche passeggiando sul lungomare della infinita riva urbana mediterranea, c'è sempre una voce di bambino o di vecchio da ascoltare, un grigio del cielo o del mare da ricordare, un'increspatura del mare o della spiaggia da vedere. Abitiamo luoghi che chiedono attenzione, fragili e sciupati, capaci comunque di regalare emozioni.  
In quest'ultima raccolta di testi, apparsi negli ultimi anni su giornali e riviste, ciò che sembra emergere con ancora maggior forza rispetto ai precedenti libri, è il parallelo tra lo stato del corpo e quello del paesaggio, tra la salute dell'autore e quella del Meridione. Quella che Arminio qui tratteggia è una vera e propria anatomo-geografia, una dissertazione che è innanzitutto dissezione, un'autopsia di strade e piazze, di parcheggi e cavalcavia, di nuove miserie e vecchie consuetudini. E', come riassume il titolo, la geografia commossa dell'Italia interna, uno sguardo comunque utile anche a chi voglia osservare criticamente anche l'altrettanto precaria Italia costiera.
Chiudo con un verso augurale, che apre quest'ultimo lavoro di Arminio: “Concedetevi una vacanza / intorno a un filo d'erba / dove non c'è il troppo di ogni cosa / dove il poco ancora ti festeggia”.

mercoledì 26 febbraio 2014

Anemofilia

Vi propongo una pagina del mio "Anemos", in cui racconto cos'è l'anemofilia o più semplicemente cosa significa per me amare il vento.

L'anemofilia, da non confondersi con quella utilizzata dai botanici per indicare tutte quelle piante il cui polline è trasportato dal vento, ha un preciso significato psicosomatico. Se, infatti, per tantissimi meteoropatici il vento è il più pericoloso degli agenti patogeni, scatenante ansia, depressione, insonnia, irascibilità o apatia, esistono altre persone a cui il vento provoca effetti opposti.
Gli anemofili hanno bisogno del vento, ne ricevono vitalità, sicurezza, serenità, slancio e buon umore. Hanno anche loro particolari preferenze, c’è chi cerca gelidi venti settentrionali, chi caldi meridionali, altri vorrebbero sempre tiepidi soffi occidentali o, al contrario, umide arie orientali. Questa passione li porta a diventare marinai, o almeno ad abbandonare le città per trasferirsi sulla costa o in altri luoghi ventosi. L’anemofilia diventa poi negli anni una particolare forma di sensibilità, coinvolgendo in maniera sinergica i cinque sensi. Per gli anemofili il vento non ha solo un suono ed effetti tattili, ma un odore, addirittura un colore e un sapore. Tra chi naviga l’anemofilia è comune,  spesso vissuta in maniera consapevole. Non altrettanto accade tra chi vive a terra che, magari inconsciamente, soffre proprio di una cronica mancanza di vento. Per gli anemofili, solo il vento alimenta il pneuma, l’indispensabile soffio vitale.
L’anemone è il loro fiore preferito; alcuni salgono in montagna, altri scendono in mare, per ammirarne le infinite sfumature di colori o il sinuoso ondeggiare. Quello di terra è delicato e precoce; i petali vengono velocemente dispersi dai venti freddi settentrionali. Secondo il mito, Anemone era una ninfa alla corte di Clori, di cui s’innamorarono Zefiro e Borea. La dea gelosa si risentì, trasformandola in fiore, rovinato dal freddo Borea, introvabile per il tiepido Zefiro.
Una la ninfa,  cento le incarnazioni  di diverso colore; io preferisco il blu dell’Anemone appennina.
Alcune anemoni raccolgono dalla terra, dall’acqua, dal sole e soprattutto dal vento, virtù preziose. Con foglie e fiori essiccati si ottengono infusi curativi, forse capaci di lenire anche i dolori dell’anemopenia. Se i Magi raccomandavano a tutti di raccogliere il primo anemone dell’anno per conservarlo al collo come amuleto per scongiurare la febbre e il malocchio, gli anemofili dovrebbero tenerlo per ingraziarsi venti favorevoli.




mercoledì 5 febbraio 2014

Anemofilia

Presentato nel settembre scorso al Festival del Cinema di Venezia, è in uscita anche in Italia “Si alza il vento”, il nuovo film di Hayao Miyazaki, regista giapponese e inguaribile anemofilo, come dichiara lui stesso nella lunga e interessante intervista apparsa domenica scorsa su La Repubblica, a firma di Mario Serellini (La Repubblica 28/02/2014).

Buon vento, Maestro!

Il vento è linfa vitale nel cinema di Hayao Miyazaki: spinge in volo castelli, solleva ali in cielo, alita nuvole, pettina l’erba alta dei prati. È un monito di poesia, che dal "Cimetière marin" di Paul Valéry soffia ora nel suo nuovo film, "Si alza il vento". Il cineasta ripete a memoria, in un colorito nippo-francese, i primi versi della poesia: «Le vent se lève!...Il faut tenter de vivre!». Bisogna tentare di vivere, quando si alza il vento.


L'intervista è disponibile online
http://download.repubblica.it/pdf/domenica/2014/02022014.pdf

Il trailer è visibile online, con i sottotitoli in italiano,
http://www.youtube.com/watch?v=KjLpaouStDY

sabato 18 gennaio 2014

Insulomania

Ecco una nuova pagina del mio isolario, in cui racconto storie di isole reali, visitate o sognate, e di isole fantastiche, mie o altrui. Il portolano di un inguaribile insulomane.
Buon vento!

PROCIDA

Se esiste una relazione tra barca e isola, come tra marinaio e isolano, possiamo ipotizzare che l’insulomania sia inversamente proporzionale alle dimensioni dello scafo. In una battuta quindi, più piccola è la vela, più grande è l'amore per l'isola.
Approdando a Procida dobbiamo constatare che la sua storia dimostra che valgono anche le opposte relazioni, perché da una piccola isola, per altro vicinissima alla terraferma, nell'Ottocento si è sviluppata una delle più importanti marinerie del Mediterraneo. Lapidaria e documentata l'affermazione di Tomaso Gropallo, autore de “Il romanzo della vela. Storia della Marineria Mercantile a vela del secolo XIX”: “Quest'isola così modesta per dimensioni fu tuttavia, al tempo velico, veramente grande e non seconda a nessuno per ardimento e coraggio sugli Oceani. I procidani furono e sono tuttora [1973, nda], una razza di marinai al lungo corso” . Una storia antica  strutturatasi economicamente e culturalmente nell'arco di alcuni secoli. Già nella seconda metà del Seicento infatti venne ufficialmente istituito il Pio Monte dei Marinai, con scopi mutualistici che riuniva capitani, marinai e armatori, finalizzato anche al riscatto di coloro che cadevano nelle mani dei corsari. Una seconda fondamentale istituzione fu quella scolastica, sorta nel 1833, che formò centinaia di comandanti capaci di portare i bastimenti procidani in tutti i mari del mondo. Alla metà dell'Ottocento si contavano 82 brigantini e brick, tra cui il più grande Leonida di 285 tonnellate che disgraziatamente si perse sulle coste del Brasile.
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Con Elsa Morante conoscendo, leggendo e sognando Procida, tutti noi non chiederemmo di essere gabbiano o delfino, ma ci accontenteremmo di essere scorfano, “ch'è il pesce più brutto del mare”, pur di ritrovarci laggiù, “a scherzare in quell'acqua”. Per lenire la nostra insulomania possiamo riprendere in mano “L'isola di Arturo”, fantasticando Procida la cui figura nei luminosi giorni d'estate “somiglia a un delfino” o in quelle rare annebbiate d'inverno “pare una flotta che ha ripiegato le sue mille vele dipinte e viaggia su correnti senza rumore, verso gli Iperborei”.
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L'articolo completo è pubblicato sul numero di gennaio 2014 di BOLINA