Uomini e lupi, una nuova storia antica
Negli ultimi tempi non c’è paese dagli Appennini ai Balcani, passando per le Alpi, in cui non si segnali la presenza o il ritorno dei lupi. C’è chi lo vive come una grazia chi come una disgrazia. I lupi sono tornati! nei boschi e nelle campagne, nei monti e nelle pianure, nelle cronache e nelle fantasie. Qualcuno evoca la bontà della Lupa capitolina che allattò Romolo e Reno, altri la ferocia del Psoglav, leggendaria creatura balcanica con testa di lupo e corpo di uomo. Quello del lupo è un ritorno osteggiato o festeggiato, benvoluto o malvoluto, comunque di stringente attualità. Non solo nelle cronache locali ma anche nelle norme giuridiche, visto che è di qualche settimana fa la decisione del Comitato Permanente della Convenzione di Berna per ridurre la protezione del Canis lupus da “specie di fauna strettamente protetta” a “specie di fauna protetta”. Una decisione che, secondo le associazioni ambientaliste e animaliste, di fatto renderà più facile tornare a uccidere i lupi, mentre secondo quelle contadine e pastorali, permetterà di tornare a difendersi dai lupi o a gestirli, per utilizzare parola più ecologicamente corretta. Perché purtroppo esiste anche un pericoloso ecologicamente corretto e non solo un politicamente corretto e un artisticamente corretto, da cui ci ha recentemente messo in guardia Mauro Covacich.
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