Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

lunedì 8 agosto 2016

Venerdì di magro


In memoriam dello storione

Oggi la parola storione evoca un pesce esotico da cui si ricava la più raffinata e costosa delle ghiottonerie russe: il caviale. Ed effettivamente gli storioni, al plurale, perché numerose sono le specie, sono molto diffusi nei mari e nei fiumi dell’oriente europeo, dove esiste anche una consuetudine di pesca e cucina. Nell’Enciclopedia Treccani del 1936 si legge che “Gli storioni sono molto ricercati per le loro carni pregiate, per le uova con cui si confeziona il caviale, per la vescica natatoria che dà la colla di pesce o ittiocolla. Particolarmente ricca è la pesca di questi Ganoidi nei fiumi della Russia, principalmente in quelli che si versano nel Mar Nero e nel Caspio (Volga); in Russia si ha la maggiore produzione di caviale”.

La stessa prosegue evidenziando che “In Italia gli storioni sono ancora frequenti nel Bacino Padano e nei fiumi della Pianura Veneta. Mentre un tempo erano relativamente frequenti nel Tevere, ora vi compare qualche individuo soltanto eccezionalmente.”. Purtroppo anche in Adriatico e nei fiumi immissari sono quasi scomparsi e così gli storioni sono spariti dalle pescherie. In passato invece erano pesci comuni e prelibati. La loro abbondanza e qualità è testimoniata anche dalle innumerevoli ricette proposte nel Cinquecento dal libro di Giovanni Battista Rossetti, dove lo storione è di gran lunga il più citato dei pesci. Le carni si cucinavano fritte, stufate, in potaggio, arrosto, accarpionate, ma altrettanto deliziosi erano i piatti con fegato, uova e addirittura con il budello. Quello di Rossetti è un vero e proprio inno luculliano allo storione.

Continua sul mio blog Venerdì di magro su La Stampa - Mare