Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

sabato 2 marzo 2013

Incontri



Incontri del Mediterraneo

Lunedì 4 marzo 2013, ore 21
Museo della Città di Rimini

MEDITERRANEO OGGI
tra primavere arabe e crisi greca



incontro con Lucio Caracciolo (direttore di LIMES)
modera Fabio Fiori



Sono giorni, settimane, mesi, anni, secoli, millenni che si combatte lungo le sponde del Mediterraneo. Non a caso forse la sua storia scritta incomincia con la cronaca di una lunghissima guerra. Oggi in Siria, a Gaza e in Algeria, senza dimenticare la crisi greca. Ieri l'Egitto, la Libia e la Tunisia. Solo una decina di anni fa in Kosovo, l'ultimo dei conflitti della ex-Jugoslavia che hanno insanguinato negli anni Novanta del Novecento le rive adriatiche. L'elenco si potrebbe dettagliare e prolungare, completandosi con le infinite tragedie dei migranti che da decenni hanno trasformato il Mediterraneo in una delle più sanguinose frontiere del mondo. Ma questo mare, malgrado tutto, non è solo uno spazio di guerra.
Allora “Che cos'è il Mediterraneo?”, prendendo a prestito la domanda che si faceva mezzo secolo fa lo storico francese Fernand Braudel. Quesito apparentemente banale se ci si accontentasse dei caratteri geografici o al contrario insolubile se si volessero considerare tutte le plurimillenarie vicende culturali.
Braudel scrive che il Mediterraneo è “Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non una mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”. Ed è proprio questa complessità, quest'eterno “accatastarsi” che fa del Mediterraneo un unicum, nel bene e purtroppo nel male. Innegabile è il suo fascino e la sua forza attrattiva, come altrettanto evidenti e drammatici sono i suoi problemi. Geopolitici e ambientali, economici ed ecologici. Rimanendo in Italia, emblematico è il caso eclatante dell'ILVA di Taranto, dove il conflitto tra diritti del lavoro e della salute, hanno mascherato e continuano a mascherare logiche predatorie, a discapito di uomini e ambiente. Il tutto in riva a un Mediterraneo lontanissimo da Bruxelles e purtroppo anche da Roma. A riguardo basta sfogliare agende e programmi elettorali per verificare la completa disattenzione a problemi e potenzialità di questo mare, del nostro mare quotidiano.
Negli anni Trenta del Novecento, Albert Camus, un altro grande intellettuale delle due rive, algerina e francese, si chiedeva se è “possibile una nuova cultura mediterranea”. Noi con lui, malgrado tutto, ci ostiniamo a credere di sì e cerchiamo perciò di alimentare il dialogo tra le diverse sponde, tra il Nord e il Sud, tra l'Occidente e l'Oriente, certi della vocazione mediterranea dell'Italia e della nostra inesausta voglia di navigare liberamente tra le onde e le culture, altrettanto mutevoli e affascinanti. Una vocazione che in Romagna si sostanzia non solo nel turismo o nel traffico mercantile (Ravenna, pur scontando le difficoltà del momento, rimane tra i primi dieci scali commerciali italiani) ma anche nelle produzioni agricole mediterranee per eccellenza, quali il vino e l'olio, e in quelle pescherecce, visto che nei mercati ittici di Cesenatico, Rimini e Cattolica si commercializzano ogni anno migliaia di tonnellate di pesce di primissima qualità. Economie che si sostanziano anche grazie al lavoro di tanti uomini che hanno dovuto attraversare pericolosamente il mare e affrontano ogni giorno le insidie altrettanto infide della burocrazia e dei preconcetti.
Riprendendo le parole di Camus, “Il Mediterraneo che ci circonda è al contrario un paese che vive, pieno di giochi e sorrisi”, quelli che ci accolgono nei porti dove arriviamo, quelli che cerchiamo di rivolgere a coloro che arrivano dal mare. Certi che i tanti problemi di questi giorni e quelli dei prossimi anni si potranno meglio affrontare promuovendo il dialogo e non i pregiudizi, favorendo l'incontro e non lo scontro.


Estratto dell’articolo pubblicato sulle pagine culturali del Corriere Romagna, 30 gennaio 2013.