Dal 2010, racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano. Depuis 2010, des recits d'îles, de vents, de voiles, de natation et d'aviron, ainsi que quelques idées de notre mer quotidienne. Fabio Fiori

martedì 19 febbraio 2013

Insulomania


VENTOTENE
L'isola non è solo uno spazio geografico reale, ma anche immagine figurata altrettanto suggestiva. E se le prime sono state tutte scoperte e mappate, le seconde continuano a emergere e scomparire, con una velocità superiore alle capacità di qualsiasi cartografo, compreso il mediamorfico nuovo titano: Googlemappeteo. Isole etnografiche, politiche, linguistiche, sono paradossalmente il risultato, anzi la reazione alla globalizzazione, economica innanzitutto, seguita poi da quella sociale e culturale. Così acquistano nuovi significati anche il verbo e l'aggettivo derivati da isola, perché sempre di più si moltiplicano le declinazioni di isolare e i significati di isolato.
Ci fu un tempo, relativamente vicino a noi, in cui isola era sinonimo di confino, spesso di tipo politico. In epoca fascista sono stati oltre duecento i luoghi di soggiorno obbligato e di questi le isole erano quelli più temuti. Tra queste Ventotene, “ambiente d'eccezione”, nell'accezione più ampia, riprendendo le parole di  tre confinati illustri: Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni .
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Ma la storia di quest'isola è storia di confino da tempi remoti, un isolamento addirittura imperiale, cercato nel caso di Augusto e subito in quello della figlia Giulia. 
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Per noi che non navighiamo su negre navi e le isole non sono confini forzati, Ventotene è un sogno ricorrente. Legati all'albero dei doveri quotidiani, proviamo almeno a stemperare la nostra insulomania sfogliando portolani e srotolando carte, guardando fotografie e leggendo racconti, antichi o recenti, comunque affascinanti, come “L'isola riflessa” di Fabrizia Remondino, in cui Ventotene è la vera protagonista. 


L'articolo completo è pubblicato sul numero di febbraio 2013 di BOLINA

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