Dal 2010, racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano. Depuis 2010, des recits d'îles, de vents, de voiles, de natation et d'aviron, ainsi que quelques idées de notre mer quotidienne. Fabio Fiori

martedì 29 marzo 2016

Alieutica

La pesca del pesce spada, una storia millenaria

Per chi oggi naviga nelle agitate acque dello Stretto di Messina, se Scilla e Cariddi sono solo un’evocazione mitica, non mancano comunque forti emozioni, di venti e correnti, di navi e barche. Tra queste c’è l’incontro con le passarelle o più romanticamente feluche, che sono le più inimmaginabili delle barche da pesca del Mediterraneo. Se un tempo erano piccole e mosse dai remi, oggi sono grandi e motorizzate. Grande non solo lo scafo, che misura una quindicina di metri, ma soprattutto alte, altissime, sproporzionate sono l’albero d’avvistamento e il bompresso che è la passarella di lancio. Lancio di cosa? Dell’arpione per pesce spada e tonno o della fiocina per pesci più piccoli. Come? A mano da parte del lanzatore, u’ lanzaturi. All’arpione o alla fiocina è collegata una lunga cima di 300-500 metri che, una volta arpionata la preda, viene srotolata, per essere poi recuperata.
La storia della pesca del pesce spada con l’arpione è antichissima e sfruttava vedette poste su punti panoramici che informavano poi le barche da pesca che si lanciavano all’inseguimento. Secondo alcuni i bizantini usavano la galea, sostituita poi nel XIV secolo con il luntro, lungo 6-8 metri, mosso da 4-8 rematori, con un avvistatore che stava in piedi su un albero di circa 3 metri e un lanzatore a prua. Nel Cinquecento vennero introdotte le feluche, imbarcazioni ormeggiate, dotate di un alto albero per l’avvistamento. Infine nel Novecento furono le stesse feluche ad essere motorizzate e divennero le attuali passerelle.
...

L'articolo completo è pubblicato sul mensile BOLINA di marzo 2016

PS
L'immagine che accompagna questo post è un fotogramma del prezioso e bellissimo documentario di Vittorio De Seta, “Lu tempu di li pisci spata”, girato negli anni Cinquanta del Novecento.

martedì 15 marzo 2016

Notizie

Sono alla XIV edizione gli Incontri del Mediterraneo, che entrano nel vivo da giovedì 17 a sabato 19 marzo, con un ricco programma di iniziative, che si svolgeranno a Riccione (RN).

Quest'anno l'attenzione ritorna sulla situazione politica, economica e culturale della sponda sud. Dopo cinque anni dalle rivolte che hanno acceso speranze in tante nazioni nordafricane, la realtà è alquanto complessa, con paesi che versano in condizioni drammatiche, a partire dalla Siria e dalla Libia. Senza dimenticare il più generale e tragico problema dei migranti. Gli organizzatori hanno così deciso di "riprendere il filo della Primavera araba, per chiederci dove siamo arrivati, soprattutto in termini di libertà, democrazia e diritti". Incontri, libri, documentari e tanta musica, per mantenere viva l'attenzione su questioni che ci riguardano da vicino, su una storia mediterranea sempre affascinante e problematica.

venerdì 11 marzo 2016

Incontri

Domenica 13 marzo 2016, alle ore 17, al Museo della Regina di Cattolica (RN), insieme a Stefano Medas, proporrò un breve percorso narrativo attraverso alcuni scrittori del Novecento che hanno raccontato il mare, da bordo. Non sono tanti, soprattutto in Italia, e questo è un  motivo in più per rileggere le loro pagine, evocative ma anche utili per la ricerca storica e antropologica, come ci spiegherà Stefano Medas.

Abbiamo scelto ovviamente Joseph Conrad, che rimane un imprescindibile riferimento, e tre italiani accomunati dall'aver navigato anche su barche da lavoro: il veneto Giovanni Comisso, il livornese Mario Tobino e il romagnolo, almeno d'adozione, Dino Brizzi.

Qui anticipo che rileggendo alcune pagine di Brizzi, ho ritrovato/ricordato una sua bellissima testimonianza legata alla relazione dei marinai con gli elementi naturali, in primis il vento. "Ci dà vento", che abbiamo scelto come titolo per l'incontro, è un modo di dire, bellissimo e antichissimo, che è e sarà sempre, almeno per me, anche un invito a prendere il mare.

ps
L'immagine di questo post è tratta dalla copertina del libro di Riccardo "Dino" Brizzi, "Vele al terzo. Attrezzatura, manovre, gente, battelli e vele dal Tavollo al Rubicone", pubblicato nel 2002 proprio dal Museo della Regina, che ci ospiterà domenica.


giovedì 3 marzo 2016

Incontri










"Ci dà vento. Racconti di mare da Conrad a Brizzi"
Domenica 13 marzo 2016, alle ore 17
Museo della Regina di Cattolica (RN)
Via Pascoli 21a
Fabio Fiori e Stefano Medas

sabato 20 febbraio 2016

Predrag Matvejevic - Candidatura al Nobel

Ho avuto la fortuna non solo di conoscere Predrag Matvejevic leggendo il suo libro capolavoro, Breviario mediterraneo; e questo sarebbe già sufficiente. Ma ho scambiato direttamente con lui, per quindici anni, idee e letture. Soprattutto non dimenticherò mai quella sua prima cartolina di Mostar che mi inviò da Roma. Triplo fu allora il mio stupore, in primis perché, avendo letto e apprezzato alcuni miei articoli sull'Adriatico, mi invitava a proseguire il lavoro. Ma anche quella doppia geografia che la cartolina riassumeva. Mostar, la città natale, e Roma, una delle città adottive, nel suo lungo asilo/esilio, riprendendo il titolo di un altro suo libro.

Oggi Predrag sta male e ha bisogno del nostro aiuto. Come? Innanzitutto sostenendo l'appello alla sua candidatura al Nobel, che ho scritto insieme ad altri amici ed estimatori, tra cui Pino Aprile e Nicolò Carnimeo. E' stata pubblicata questa mattina su diversi quotidiani, la Gazzetta del Mezzogiorno, il Corriere Romagna, il Secolo XIX.

Chi vuole sottoscrivere la lettera può scrivere una mail a nobelpermatvejevic@gmail.com indicando nome cognome e qualifica. Qualora lo si desideri si può aggiungere un pensiero che si farà recapitare allo scrittore.

LETTERA DI CANDIDATURA AL NOBEL DI PREDRAG MATVEJEVIC

Predrag Matvejevic è la sintesi dell'Europa, anche dell'Est, che si riconosce nel Mediterraneo e nella sua storia: nella sua vita, nella sua famiglia, nella sua opera letteraria e politico-letteraria, ai tempi della cortina di ferro, si ritrovano quasi tutte le etnie, le religioni, le nazionalità e le culture che oggi come ieri, qualcuno vuole trasformare in ragione di conflitto. Tutta l'opera di Matvejevic, ma in particolare il suo impareggiabile Breviario Mediterraneo, ripercorre quelle differenze presunte, mostrandone, come forse nessuno ha fatto, oltre lui e Braudel, quanto siano nostre, di tutti; mutandole, così, in ragioni di convivenza, arricchimento, scambio.
Ma, soprattutto, a Matvejevic si deve una concezione poetica altissima, che fonde la sua capacità di sentire con quella di capire i luoghi e le genti della sua Europa: egli ha elaborato la teoria della “geopoetica”, intendendo che sono i luoghi, sedimentando storia e sentimenti di tanti popoli, che emanano poesia; i poeti non la creano, quindi, ma semplicemente, con la loro maggiore sensibilità, la colgono e la “traducono” con i loro versi, mettendola a disposizione degli altri.
L'immensa modestia di Predrag ne nasconde il valore. La modestia è una grande virtù; portata all'esagerazione, è un delitto, perché danneggia il bene.
I fatti di questi giorni, e più in generale di questi anni, rendono tragicamente attuale l'ammonimento di Predrag Matvejević: “sono immense le incongruenze che hanno contrassegnato le diverse civiltà e culture del Mediterraneo, vecchie e nuove” e continua aggiungendo che “lo tradiamo accostandoci ad esso da punti di vista eurocentrici”. Perciò rimane di grande attualità, diremmo obbligatoria per tutti coloro che hanno a cuore una pacifica e fruttuosa convivenza mediterranea, la rilettura di Mediteranski Brevijar, pubblicato nel 1987 in serbo-croato e tradotto poi in francese, italiano e in tante altre lingue. In quei lontani anni Ottanta, gli occhi europei erano tutti rivolti a est, dimentichi del sud, che per l'Europa corrisponde con il Mediterraneo, “il mare della vicinanza”. Una vicinanza che per non rivelarsi conflittuale, deve praticare l'ascolto e accettare la convivenza nella diversità, storica, politica e religiosa. Questo è innanzitutto il primo insegnamento di Mediterraneo. Un nuovo breviario. Ma ancora dieci anni dopo, al Collège de France, malgrado la caduta del Muro, le tragedie balcaniche e l'esodo albanese, Matvejević ribadiva inascoltato che “L'immagine che ci offre il Mediterraneo non è affatto rassicurante”, invitando perciò tutti a conoscere e valorizzare “modi di essere e maniere di vivere comuni o avvicinabili, a dispetto delle scissioni e dei conflitti”.
Può essere sufficiente un libro per candidare al Nobel l'autore? Noi crediamo di sì.
Ma se ciò non bastasse, allora aggiungiamo il valore letterario e culturale, antropologico e storico, di tutti gli altri suoi libri, tra cui ci limitiamo a ricordare: Epistolario dell’altra Europa, Mondo Ex: confessioni, Tra asilo ed esilio. I titoli sono già sufficienti per riassume la tensione morale di Matvejević, volta alla comprensione dell'alterità culturale. In ultimo, Pane nostro, può essere letto anche come un manifesto della condivisione del più necessario e sacro degli alimenti dell'uomo.
Avanziamo perciò la candidatura al Premio Nobel per la Letteratura a Predrag Matvejević, nato a Mostar e cresciuto sulle rive del Mediterraneo che ha magistralmente narrato, guardando con grande attenzione e sensibilità genti e culture dei tre continenti che lo bagnano.