
Un'altra pagina del mio Isolario.
Buon vento!
PALMARIA
Non
tutti gli isolari, come le isole stesse, sono sempre facilmente riconoscibili.
Ce ne sono alcuni dichiarati sin dalla copertina, altri scritti in forma di
portolani o corografie, altri ancora nascosti in libri d’altro genere. Tra
questi c’è quello di Emanuele Repetti, pubblicato nel 1836, un isolario
disperso tra le migliaia di pagine del “Dizionario geografico fisico storico
della Toscana”. E' dedicato all’Arcipelago Toscano, che “stando alla divisione
geografica da noi adottata” comprende tutte quelle isole “situate ad una certa
distanza dal litorale della Toscana, a partire dal promontorio di Portovenere
sino al di là del promontorio di Cossano: nel qual spazio la più settentrionale
è l’Isola di Palmaria”. Anche se qualche spezzino storcerà il naso, la
descrizione dell’isola fatta dal geografo toscano rimane dettagliata e
suggestiva. A onor del vero, lo stesso Repetti precisa subito dopo che Palmaria
appartiene al ducato di Genova, Regno Sardo, per passare poi, aggiungiamo noi,
al Regno d’Italia.
E
proprio dalla sua descrizione partiamo per questa insulografia: “di figura triangolare quasi equilatera, che ha la
punta di un angolo voltata a maestro, e da questo lato si avvicina a 200
braccia dalle rupi di Porto-Venere, formando con esse la Bocca piccola del suo
porto”. Passando dal linguaggio geografico a quello artistico, possiamo
scrivere che Palmaria e Portovenere formano un dittico di straordinaria
bellezza. Una farfalla con un’ala bagnata dall’acqua ligure e una dalla terra
lunigiana. “Dirimpetto a Portovenere ed al suo seno marino la Palmaria si leva
dall'onda”, si legge in una antologia geografico-letteraria ottocentesca.
L'articolo completo è pubblicato sul mensile BOLINA di settembre 2014