Racconti di isole, venti, vele, nuoto e remi, oltre a qualche idea sul nostro mare quotidiano - Fabio Fiori

lunedì 30 maggio 2016

Vado in riva al mare, ho voglia di sognare

Si è concluso ieri sera il Bellaria Film Festival #34, con la premiazione dei vincitori. Anche quest'anno un'edizione ricchissima, sia per la qualità dei lavori cinematografici in gara che per i tanti avvenimenti collaterali, tra cui la seconda edizione di "Camera con vista. Panorama del Radiodoc italiano".

"NICOLA COSTANTINO. LA ARTEFACTA" di Natalie Cristiani ha vinto il Premio Casa Rossa Art Doc.
"IL SOLENGO" di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, "MIA MADRE FA L'ATTRICE" di Mario Balsamo hanno vinto ex aequo il ‪‎Premio Italia Doc‬.
Di questi e degli altri premiati potete leggere sulla pagina Facebook del BFF #34.



Inaspettata è stata l'introduzione sonora a questa serata conclusiva.

Buio in sala e rumori d'onde, con la voce di una piccola bambina che canta una filastrocca dedicata al mare. E' un estratto di "Il nostro mare quotidiano", l'audio narrazione che ho fatto qualche anno fa con Marco Fagotti.

Un ascolto emozionante che per me è stato un premio, di cui ringrazio il Bellaria Film Festival.






giovedì 19 maggio 2016

Il nostro mare quotidiano


Questa settimana Tre Soldi, lo spazio dedicato agli audiodocumentari di Radio Tre, mette in onda il nuovo lavoro di Marcello Anselmo, Notturni. E' un viaggio sonoro, musicale e poetico, "nel mondo originario della notte, l’assenza di luce, quel mondo biologico abituato alla luce filtrata da dove l’umano viene escluso, e vi entra soltanto grazie alla temerarietà, alla caparbietà, alla tecnica". Un percorso anche acqueo, incentrato sul binomio "mare-notte". E cosa meglio del mare in amore riesce a rinnovare l'incanto della notte? Antiche leggende, come quelle raccolte alla fine dell'Ottocento da Maria Savi-Lopez, s'intrecciano con il nostro vissuto, per proseguire un'unica lunghissima rotta. Ritroverete anche queste storie in Notturni di Marcello Anselmo, scaricabili anche in podcast.

"Nelle notti di novilunio, con il mare in amore, la mia piccola barca è una stella cadente. Lascia a poppa una traccia fosforescente; effimera sull'acqua, indelebile nei ricordi"
Thalassa. Le acque del Mediterraneo

Ps
Nella foto che accompagna il post ci sono le "due Lune" di Vieste, il faro a sinistra e Selene a destra, in una notte d'inverno.

domenica 8 maggio 2016

Il nostro mare quotidiano



In questi giorni sto rileggendo con grande piacere i libri di Bernard Moitessier, un maestro per me, come per tutti quelli che vanno per mare innanzitutto per ascoltare "l'acqua scivolare lungo lo scafo", per ascoltare la musica del mare. Anche semplicemente nei mari di casa, al di qua delle Colonne d'Ercole. Con Moitessier da ragazzo ho sognato gli oceani, come infiniti spazi d'avventura, poi con gli anni ho capito che anche il nostro mare quotidiano riserva altrettante infinite emozioni. "Uno degli aspetti meravigliosi della vela d'altura è che ti dà il tempo di portare lo sguardo lontano", scrive Moitessier nella sua appassionante autobiografia, "Tamata e l'Alleanza". Oggi posso dire che anche la vela costiera, il velabondaggio mediterraneo, ti permette di guardare lontano, a patto che si sia disposti proprio ad ascoltare la musica del mare e ad aprire tutti i nostri sensi, per cercare solo l'incanto dell'onda e del vento. Di Moitessier tutti ricordano le sue barche più celebri, le due Marie-Therese, Joshua e Tamata, con le quali ha navigato su tutti gli oceani del mondo. Ma altrettanto importanti sono state le fragili piroghe con cui ha veleggiato da bambino che, al pari delle nostre derive, gli hanno permesso d'innamorarsi del mare. "Grandi bordi nel vento del largo in compagnia dei pescatori miei maestri che affrontano i draghi del mare e del cielo a mani nude". Gli stessi draghi abitano il nostro mare quotidiano e noi continuiamo ad affrontarli a mani nude, stringendo con la destra la scotta e con la sinistra il timone.

Ps
Sto rileggendo i libri di Moitessier per preparare un racconto originale sulla sue avventure e sulle sue idee, che hanno influenzato profondamente due generazioni di marinai, di quella particolare risma che lo stesso Moitessier ha definito vagabondi o velabondi, per usare un termine che mi è caro.